Nel dicembre 2009, l'editore ISBN di Milano ha dato alle stampe un volume antologico sulle nuove tendenze techno-sociali curato da Carlo Antonelli, che fino al giugno 2011, ha diretto il mensile Rolling Stone Italia.
S'intitola Gli anni Zero. Almanacco del decennio condensato. E qui potete trovare una recensione.
Quello che segue è un estratto remixato del mio contributo, "Il ritratto di un giovane artista attraverso le reti sociali".
Potete acquistare il volume su iBS, giusto per.
Map of Online Communities, 2007 (via UMBC)
Facebook, l’iPhone e l’adulterio 2.0
"And You May Ask Yourself
"And How Do I Work This?
And You May Ask Yourself
Where Is That Large Automobile?
And You May Tell Yourself
This Is Not My Beautiful House!
And You May Tell Yourself
This Is Not My Beautiful Wife!"
(Talking Heads, "Once In A Lifetime")
Il 26 agosto 2008, il quotidiano britannico Independent pubblica uno stimolante articolo di Nick Harding intitolato “Darling, it’s over: Has technology made it impossible to have an affair?” (letteralmente: “Caro/a, è finita. La tecnologia ha reso impossibile l’adulterio?”). È il classico pezzo che si legge tutto d'un fiato (anzi, col fiatone), si stampa, si posta sul blog, si twittera, s’invia agli amici e si attacca con un magnete a forma di fallo sul frigorifero.
Perché non si tratta di un semplice saggio giornalistico: è, piuttosto, un avvertimento, un ammonimento, un commento sardonico sullo status quo. La tesi di Harding è che i new media – dai telefoni cellulari all’email, dagli SMS ai siti di social network – hanno reso impraticabile l’adulterio. Infatti, chiunque desideri intraprendere una relazione extra–coniugale non sarebbe in grado di occultare le sue (innumerevoli) tracce, compromettendo così una pratica la cui essenza prevede segretezza e invisibilità.
Harding cita la vicenda di un marine che, rientrato a casa sano e salvo dopo furibonde battaglie in terra irachena, ha avuto la spiacevole sorpresa di scoprire che, durante la sua assenza, la consorte aveva avuto numerosi rapporti sessuali con un nuovo partner. La tresca era stata scoperta in modo del tutto trasversale: l’amante aveva registrato il proprio profilo sul Nintendo Wii della coppia, creandosi un Mii, una sorta di pupazetto virtuale. Mossa maldestra: il marine aveva infatti potuto verificare che l'"Altro" aveva passato innumerevoli serate in compagnia della moglie, giocando al tennis elettronico prima di dedicarsi ad altre attività fisiche. N'intendi? L'inferno sono gli altri e Fallujah è casa tua.
Il senso della parabola è chiaro: oggi, le nostre azioni, anche le più triviali, costituiscono un indizio, un’impronta, un’orma: email, sms, transazioni con carta di credito, aggiornamenti su Facebook, tweets, post sui blog etc.. Come i diamanti, sono per sempre: ogni messaggio può essere rintracciato e usato contro di te, specie in situazioni delicate. E non c’è situazione più delicata del rapporto matrimoniale, con tutte le aspettative, ipocrisie e sorprese che lo caratterizzano.
L'Harding-pensiero si fonda sul presupposto che una relazione sentimentale preveda un sistematico e reciproco controllo delle attività comunicative del partner. In questa ottica, le reti di cui usufruiamo quotidianamente (internet, la telefonia mobile e fissa etc.) sono concepite come un panopticon benthamiano in cui il soggetto osserva, scruta e monitora tutti i movimenti della propria metà e, contemporaneamente, è osservato, scrutato e monitorato.
Surveillance & sousveillance.
In altre parole, fidarsi è bene, non fidarsi è benissimo.
Ai tempi, avevo liquidato la saggia raccomandazione come un'espressione di puro nichilismo e fastidioso scetticismo.
Intendo dire: Se non credi alla persona che ami e che dorme al tuo fianco, ogni notte, su chi puoi fare affidamento?(nota 1)
Ora, con il senno di poi, mi sento di affermare che, in alcuni casi, una certa dose di deliberata sospensione della fiducia sia utile, se non indispensabile.
Detto altrimenti: se ti fidi, sei fottuto.
Flashback. Nell’estate del 2007 ero impegnato – ironicamente – in una ambiziosa ricerca sugli usi e consumi delle nuove tecnologie da parte delle nuove generazioni – dai siti di social media ai videogame, dai telefoni cellulari ai blog – presso l’Università di Berkeley, in California. Lo studio era coordinato dal leggendario professor Peter Lyman – che guidava una quindicina di ricercatori sparsi tra la Bay Area e lo sprawl losangelino. Sfortunatamente, Lyman versava in condizioni gravi per via di un cancro al cervello (nota 2).
Di fronte all'eventualità di abbandonare temporaneamente la ricerca e rintanarmi nella Sardegna dei vip in compagnia della mia dolce metà o terminare un lavoro ormai in dirittura di arrivo prima dell’inevitabile dipartita del Maestro, ho ovviamente scelto la seconda opzione per ragioni di stupido idealismo e senso di responsabilità.
Per converso, la bella pubblicitaria moscovita ha prontamente lasciato la Bay Area – dove risiedo da diversi anni – alla volta di Milano, dove in un colpo solo ha:
a) conseguito la cittadinanza italiana avendo sposato un cittadino del Belpaese (il pollo della situazione)
e quindi della Costa Smeralda, dove
b) ha immediatamente iniziato una relazione extra–coniugale con un amico di amici.
In questi casi si dice: perfect timing.
Rientrata a San Francisco, ha proseguito il rapporto sfruttando in modo magistrale le "nuove tecnologie della comunicazione" – chat, Skype, sms e Facebook – pianificando con la massima cura le mosse successive. La relazione a distanza è proseguita per otto mesi, dal settembre 2007 all’aprile 2008. Un periodo punteggiato da svariati incontri (mascherati da “viaggi di lavoro” a New York), lunghe conversazioni (testuali e non) e scambi elettronici di ogni tipo con l'Altro.
C’è una differenza qualitativa tra tradire il proprio partner in sua assenza - come nel caso del marine di cui sopra - e tradirlo in sua presenza, nella medesima stanza, usando il proprio laptop o iPhone per comunicare in tempo reale con l'Altro.
Detto altrimenti, le nuove tecnologie ampliano considerevolmente le nostre possibilità di intervento & tradimento. Non estendono semplicemente il nostro sistema nervoso, come scriveva Marshall McLuhan, ma anche i nostri genitali.
Dimenticatevi della VR anni novanta: il vero cybersex è decisamente lo-fi.
Partita di punto in bianco alla volta di Milano nell’aprile del 2008, senza fornire alcuna spiegazione, la mia ex- ha dichiarato concluso il matrimonio via sms non appena raggiunta l’isola felice di Brera.
...sms?
Ho ponderato a lungo quali delle tre risposte selezionare:
a) LOL!
b) OMG!
c) WTF!
Ma ho preferito glissare.
Analogamente, lasciare il partner via Facebook è una delle gioie & dolori della nuova era digitale: è significativo modificare lo “stato” della propria relazione sentimentale sul profilo online prima ancora di comunicare alla parte direttamente interessata che il rapporto è game over. E L'impatto di Facebook su matrimoni e divorzi non andrebbe sottovalutato.
Sei ancora sposato? Scoprilo sul muro!
Particolarmente affascinante è il fatto che nel periodo compreso tra il settembre 2007 e l’aprile del 2008, l’ex abbia potuto organizzare nei minimi dettagli – ancora una volta grazie a internet, alle reti sociali digitali e non – la sua nuova vita: dalla ricerca e conseguimento di un nuovo posto di lavoro (in realtà, un ritorno all'ovile: Leo Burnett) all'individuazione di un appartamento nella capitale della moda.
Detto altrimenti, per mesi vivevo con una spia del KGB: dietro una moglie apparentemente affettuosa si celava la classica femme fatale, la Nina Myers/Yelena in “24” o la Nadia/Sophia (Nicole Kidman) in quel film profetico che e' Birthday Girl (Jez Butterworth, 2001) che, ironicamente, avevamo visto insieme.
Mi ritorna in mente...
La perfetta congruenza tra stereotipi culturali, fantasie massmediali e la cosiddetta realtà ha prodotto effetti di dissonanza cognitiva paragonabili a quelli sperimentati da Truman Burbank alla scoperta, del tutto casuale, di una troupe televisiva dietro l'ascensore.
Nel mio caso, ho sperimentato una situazione analoga a quella dei personaggi di L'invasione degli ultracorpi allo scoperta che il loro partner non era la persona che pensavano di conoscere.
Dottore! Dottore! Questa donna assomiglia a mia moglie, si comporta come mia moglie...
...Ma non e' mia moglie!
Con il solito tempismo da sprinter, ho impiegato solo poche settimane per comprendere che non avevo sposato una persona "reale", ma una bomba a orologeria, un po' come in quel racconto di Dick.
Anzi, un avatar, o, meglio ancora, un surrogato, un po' come in quel film interpretato da Bruce Willis: il ‘vero” partner era altrove: quello che mi stava di fronte quotidianamente era un mero simulacro.
In breve: sei anni della mia vita si sono rivelati una delle tante simulazioni descritte dal dinamico duo Baudrillard-Dick. Il che fa molto meta, se vogliamo.
Senza voler nulla togliere all’abilità ludica del partner – che ha messo in atto un doppio-gioco davvero efficace con una poker face che farebbe invidia a Lady Gaga – devo ammettere la mia ingenuità, un'ingenuità che raggiunge livelli di puro parossismo per un presunto "esperto di new media".
Il bello è che i segni erano ovunque, su internet e non.
Prendete nota:
- Se da un giorno all’altro la tua partner ti chiede una copia di tutte le foto personali salvate sull’hard drive del PC di casa dovresti fermarti un attimino a rifletterci sopra.
- Se da un giorno all’altro, la tua partner ti suggerisce di trasferire i fondi di "famiglia" in Russia "perché il cambio ci avvantaggia", dovresti fermarti un attimino a rifletterci sopra.
- Se la tua partner continua a chattare imperturbabile al computer mentre la informi che il tuo professore ha perso la battaglia contro il tumore cerebrale, dovresti fermarti un attimino a rifletterci sopra.
Se non lo fai, sei fottuto.
Perché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e non c’è peggior stupido di chi non vuole capire.
In psicologia, il fenomeno è noto come disavowal ("diniego"): anche se una parte di noi è perfettamente consapevole di quello che sta succedendo - un'altra parte, quella che prende le decisioni, preferisce ignorarlo e negare l'evidenza.
Perché non vuoi ammettere di aver sposato uno stereotipo.
Ammetterlo significa che anche tu sei uno stereotipo.
Hai presente la tagline di Fight Club?
You're not special.
Hai presente le barzellette sui matrimoni-per-corrispondenza?
Quando capita a te, non ridi.
Il "diniego" psicologico spiega perché rifiuti gli avvertimenti di amici e familiari che hanno capito tutto. Da tempo.
Anzi, te la prendi con loro.
Specie con quelli che ti avevano detto, sin dall'inizio: once a cheater, always a cheater.
Di piu': ignori il buonsenso delle guide per Dummies e dei manuali di istruzioni, perché
a) sei innamorato
b) ti ritieni troppo intelligente per commettere errori da dilettante
In realtà, se non studi, vieni bocciato.
"Lo studente è intelligente, ma non si applica"
Per esempio, uno dei libri che avrei dovuto leggere qualche anno fa è Lust in Translation di Pamela Druckerman. Se lo avessi letto, avrei scoperto dati interessanti. Uno a caso:
"I knew Russians had a reputation for not being particularly rule-bound. But the extent to which they totally accepted infidelity very much surprised me. I later found an international poll that said that 40 percent of Russians say that extramarital affairs are either not at all wrong or usually not wrong." (Pamela Druckerman, Salon)
Che John B. ha prontamente trasformato in un pezzo dance:
L'affermazione "l'amore è cieco" descrive perfettamente la situazione in cui un soggetto perde improvvisamente la capacità di mettere a fuoco la situazione: quello che è trasparente al resto del mondo gli appare opaco.
L'amore è un bug che manda in palla il sistema.
L'amore è un virus.
L'amore è malware.
In un regime di falsa intimita' e di socializzazione tecnologicamente mediata da Facebook, le persone che conosciamo meno sono quelle che ci dormono a fianco. "Deceiving others. That is what the world calls a romance" (Oscar Wilde)
Matteo Bittanti,
San Francisco, Settembre 2009
Stills from Ole Christian Madsen's "Prague" (2006)
Note
[1] In psicologia si utilizza l'espressione "cecità positiva" per descrivere una forma di fiducia immotivata e infondata nel proprio partner, basata su meccanismi di auto-difesa anziche' da evidenze empiriche. Come spiega Drake Bennet (2009):
"Even in a close and strong relationship like a marriage, a certain amount of blindness may help. While the idea remains controversial, some researchers argue for the value of so-called positive illusions, the rosy image that some people hold, despite the available evidence, about their romantic partners. The psychologist Sandra Murray at the University of Buffalo has found that couples that maintained positive illusions about each other tended to be happier than those that didn’t." (Drake Bennet, The Boston Globe, August 9 2009)
[2] Ho raccontato questa storia su Duellanti di settembre 2008. La potete leggere qui: Download Duellanti_matteo
Le immagini del film nel testo principale sono tratte da The Other Man (Richard Eyre, 2008).
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PRINTED MATTER: Rolling Stone November 2009