Questo saggio è stato pubblicato su mattscape.com in quattro puntate tra luglio e agosto 2011.
La versione su carta è stata pubblicata sul mensile Duellanti tra il dicembre 2011 e il marzo 3012.
Nel settembre 2012, ho pubblicato su WIRED un aggiornamento. Lo potete leggere qui o qui.
Il futuro del libro: il Kindle di Marshall McLuhan
Matteo Bittanti
Marshall McLuhan, Photo credit: Horst Ehricht
"Nasceva un secolo fa Marshall McLuhan, Santo Patrono di WIRED magazine, quella della gestione Louis Rossetto & Jane Metcalfe (1993-1998). McLuhan ha previsto, con perturbante precisione, innumerevoli sviluppi tecnologici che oggi sono parte integrante del nostro ecosistema mediale ma che negli anni Sessanta erano relegati all'iperuranio della fantascienza. Ostracizzato da una casta accademica incapace di cogliere il suo genio, McLuhan ha goduto dei suoi quindici minuti di successo televisivo prima di diventare oggetto di scherno da parte di quei mass media che ha studiato per tutta la sua vita. Quei mass media che non "avevano capito nulla del suo lavoro!" [Nota 1]. L’espressione latina nemo propheta in patria ha implicazioni temporali e non solo geografiche.
Una delle "profezie" mcluhaniane più affascinanti concerne le trasformazioni del libro nell'era elettrica/elettronica. Le sue osservazioni sono particolarmente pregnanti in una fase storica – quella attuale – contraddistinta dalla progressiva affermazione del libro digitale su quello cartaceo. Anche se l'ebook stenta a decollare in Italia per una serie di ragioni di natura tecnologica (l'assenza dell'attuale leader di mercato, Kindle - introdotto negli Stati Uniti nel novembre 2007 - non aiuta), culturale esociale (resistenze tecnofobiche, pregiudizi di vario tipo - spesso fomentati da chi, per difendere i propri interessi economici si batte per il mantenimento dello status quo), ci sono pochi dubbi che il futuro delle parole prenderà forma sugli schermi anziché sulla carta. I luddisti e gli sniffatori di carta & colla gridano allo scandalo. Fortunatamente, sono disponibili sul mercato ottime cuffie dotate di tecnologia noise-cancelling.
Per riprendere il citatissimo & eccitante mantra di William Gibson - "Il futuro è già arrivato ma non è equamente distribuito" - registriamo che in nazioni tecnologicamente più avanzate, per esempio, la Corea del Sud, i processi di aggiornamento della parola scritta sono in full-effect, come testimonia la decisione di rimpiazzare entro il 2015 tutti i libri di testo degli studenti - pesanti, costosi e già obsoleti nel momento stesso in cui vengono stampati - con versioni digitali. Nel giugno del 2011, inoltre, Amazon ha annunciato la decisione di offrire libri di testo elettronici a noleggio negli Stati Uniti attraverso Kindle. C'è chi punta i piedi e chi corre.
A scanso di equivoci, è opportuno ricordare che un ebook non è un mero libro digitale. L'espressione "libro digitale" - come "cinema interattivo" spesso usato per indicare i videogame - è un ossimoro, un paradosso, un equivoco. Confonde, invece di chiarire. L'ebook è un nuovo medium che “rimedia” alcuni aspetti del libro cartaceo. [Nota 2] E ogni nuovo media presenta una peculiare estetica, una specifica pragmatica, nuove modalità di consumo e pubblici differenti. Soprattutto, i media non sono i contenuti che veicolano, come ci ricorda McLuhan. La lettura di un libro su carta e la lettura del "medesimo" libro su uno schermo costituiscono due esperienze qualitativamente differenti. Analogo discorso per l'audiovisivo: la fruizione in sala e la fruizione televisiva del “medesimo” film sono due pratiche radicalmente diverse. Ergo, parlare di "medesimo" film è privo di senso. Dovremmo piuttosto parlare di due film differenti (l'uso stesso del termine "film" per indicare un video fruito su un laptop, smartphone o via DVD, è privo di senso).
Le osservazioni di McLuhan sui libri elettronici formulate nell'"era elettrica" (ovvero, gli anni Sessanta) non fanno alcun riferimento agli ebook, ovviamente, perché i primi esperimenti in questo senso risalgono alla decade successiva - si pensi, per esempio, all'ambizioso Progetto Gutenberg (1971), tutt'ora in corso. Ciononostante, vanno recuperate per motivi che diventeranno presto evidenti.
In un breve ma fulminante articolo pubblicato nel 1967 dal titolo "Is Book Dead?", McLuhan scrive che il libro ha prodotto un "ambiente visuale per la razza umana" (447). Come tale, "rappresenta il medium della modernità": le culture primitive, infatti, vivevano "essenzialmente in un mondo acustico". Non solo: il libro trasforma la nozione stessa di spazio. "Dopo l'avvento dello spazio visuale, o con l'alfabetizzazione" aggiunge McLuhan, "l'uomo vive in un mondo fatto di traiettorie uniformi, collegate tra loro" (ibidem). Uno spazio lineare, sequenziale, leggibile, appunto.
L'era dei circuiti integrati produce tuttavia una ri-tribalizzazione, ponendo fine all'individualismo. In un contesto elettronico, "Tutti quei ruoli un tempo frammentati finiscono per convergere". L'era digitale, in altre parole, elimina la tendenza alla specializzazione - anzi, allo specialismo - prodotta dal consumo di informazioni su carta stampata. Non solo. Secondo McLuhan, le nuove tecnologie democratizzano l'accesso alla conoscenza, ridefinendo il ruolo del lettore, trasformandolo in scrittore e publisher:
Grazie alla xerografia, il lettore diventa editore. In precedenza, la macchina da scrivere aveva consentito al lettore di diventare scrittore, autore, editore. Qualunque cosa scrivesse era, in un certo senso, pubblicata. Questo ha modificato la forma della scrittura. Gli effetti si sono manifestati sulla forma dei racconti, sulla poesia e sulla narrativa in generale. Ha avuto efetti profondi sull'organizzazione delle energie aziendali (ibidem)
Ora, quando McLuhan parla di xerografia si riferisce esattamente alla tecnica di fotocopiatura inventata dal fisico americano Chester Carlson nel 1938 oggi alla base delle moderne fotocopiatrici e stampanti laser. Fondata nel 1961 (ma attiva dal 1944 quando si chiamava ancora Haloid Company), Xerox Corporation ha costruito un vero e proprio impero grazie all'invenzione di Carlson. Per inciso, non andrebbe dimenticato il ruolo di Xerox nel plasmare le dinamiche stesse dell’interazione uomo-macchina. Tra le fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, il suo avveniristico centro di ricerca a Palo Alto, lo Xerox Parc, ha sfornato molte di quelle tecnologie che oggi utilizziamo quotidianamente per interagire con i computer, dal mouse alla GUI.
Ma torniamo a McLuhan: qual è la vera innovazione introdotta dalla xerografia?
Consentendo a qualcunque scrittore di pubblicare o riprodurre qualsiasi cosa, [la xerografia] può aggiungere una colonna sonora a qualsiasi libro che qualcuno decida di fotografare. Può aggiungere qualsiasi parte di qualsiasi libro a qualsiasi libro, creando una sorta di montaggio alla Andy Warhol (ibidem). [Nota 3]
L'innovazione xerografica - scrive mcLuhan - produce un ritorno alle origini. Grazie alla macchina fotocopiatrice, infatti, l'utente diventa una sorta di scriba, dato che "nell'antichità, lo scriba svolgeva simultaneamente i ruoli dell'editore, dell'autore e del lettore. Tutte queste funzioni cosistevano nella medesima persona. Non erano specializzate". (ibidem).
Ora, quando McLuhan parla di xerografia si riferisce esattamente alla tecnica di fotocopiatura inventata dal fisico americano Chester Carlson nel 1938 oggi alla base delle moderne fotocopiatrici e stampanti laser. Fondata nel 1961 (ma attiva dal 1944 quando si chiamava ancora Haloid Company), Xerox Corporation ha costruito un vero e proprio impero grazie all'invenzione di Carlson. Per inciso, non andrebbe dimenticato il ruolo di Xerox nel plasmare le dinamiche stesse dell’interazione uomo-macchina. Tra le fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, il suo avveniristico centro di ricerca a Palo Alto, lo Xerox Parc, ha sfornato molte di quelle tecnologie che oggi utilizziamo quotidianamente per interagire con i computer, dal mouse alla GUI.
Che tipo di libri produce lo scriba moderno per mezzo della xerografia? Ancora una volta, la risposta di McLuhan spiazza e insieme illumina, dato che descrive con sorprendente lucidità la trasformazione del libro in servizio:
Grazie alla xerografia, il libro diventa tendenzialmente un servizio per gli individui, un servizio fatto su misura, anziché un pacchetto uniforme, frutto della produzione massificata. Questo è il risultato della xerografia. L'applicazione del circuito integrato a una vecchia industria meccanica trasforma il libro in un servizio, [l'editoria] in un'industria di servizi, non per il pubblico in generale, ma per l'individuo, che ha particolari e specifici bisogni, bisogni che può soddisfare per mezzo di una telefonata. (448)
Una simile tesi ritorna nel saggio "Education in the Electronic Age" del 1970. Scrive McLuhan:
Il futuro del libro fuori e dentro le scuole coincide con la sua trasformazione in servizio. Useremo il telefono, o altri strumenti, per comunicare il nostro interesse per un determinato argomento, per esempio la "storia dell'aritmetica egiziana", e le nostre competenze - un po' di sanscrito, parecchio francese, questo e quello e quindi chiederemo se, "cortesemente, possiamo ricevere le ultime notizie in materia". Nel giro di un'ora circa, riceveremo un pacchetto che contiene gli ultimi studi nell'ambito dell'aritmetica egiziana provenienti da tutte le riviste accademiche del mondo, e personalizzate sulla base delle nostre esigenze e competenze. Xerox rende obsoleta l'idea dei libri di massa, identici per tutti, nonché la pratica di uscire di casa per comprarne uno. Xerox trasforma il libro in un'industria di servizi, fatta su misura, customizzabile. (McLuhan, 1970, enfasi aggiunta)
A questo proposito, è utile riprendere alcune dichiarazioni rilasciate da McLuhan al network canadese CBC. In una seminale intervista del 1966, il teorico canadese descrive de facto il funzionamento di Internet con oltre trent'anni di anticipo:
Invece di andare in un negozio per acquistare un libro di cui sono state stampate, che so, cinquemila copie, prenderemo in mano la cornetta del telefono e comunicheremo a un terminale remoto le nostre competenze linguistiche (per esempio, sanscrito e tedesco), interessi (la matematica) e bisogni specifici. Dopo aver ricevuto queste informazioni, il bibliotecario del futuro recupererà, grazie all’aiuto prezioso dei computer, informazioni utili alla nostra ricerca, le fotocopierà e ce le invierà a casa (McLuhan, 1966, enfasi aggiunta).
In questo passaggio c’è praticamente tutto: internet, gli aggregatori di notizie e di feeds, la commutazione di pacchetto che contraddistingue le modalità di trasferimento dati delle reti di telecomunicazione, la personalizzazione dell'informazione, la stampa on-demand, gli ebook, i motori di ricerca... Con l'unica differenza che il "bibliotecario umano" di McLuhan è stato rimpiazzato nell'era di Google da anonimi, ma efficienti algoritmi. E la posta tradizionale, o snail mail, è stata superata dall’accesso diretto, in tempo reale, alle informazioni. Ma il meccanismo in quanto tale é esattamente quello descritto da McLuhan.
Dunque, la comunicazione elettronica crea nuovi ambienti e nuove tipologie di pubblico:
Con l'avvento della stampa, si viene a creare un nuovo ambiente noto come 'pubblico’. Non esisteva un pubblico prima della stampa. Esistevano dei lettori, dei piccoli moduli qui e li', dei nuclei. Ma non esisteva un pubblico vero e proprio, nemmeno nell'antica Roma. La tecnologia del centro scrittorio non era dotata della sufficiente autonomia per creare un pubblico o un mercato (McLuhan, 1967).
Domanda: Quale tipologia di emerge dopo l'avvento del circuito integrato?
Puntuale la risposta di McLuhan: si fa strada un pubblico particolare, un pubblico per cui
[T]utto avviene in tempo reale. In simultanea. Un happening in cui ognuno è coinvolto insieme ad altri in A sangue freddo. E quando ognuno è coinvolto insieme ad altri, nessuno è responsabile di nulla oppure ognuno è ugualmente responsabile, per cui l'assassino di A sangue freddo è l'autore oppure il lettore, ma non i personaggi del libro. La responsabilità è distribuita e pervasiva. Si fa dunque strada una nuova forma di relazione umana. Non sono i numeri, ma la velocità, a creare la massa. (McLuhan, 1967)
Quel pubblico, il pubblico per cui "tutto avviene in tempo reale", "in simultanea”, siamo noi. Non solo: la fine della specializzazione descritta da McLuhan é parte integrante del nostro presente, come sa benissimo chiunque abbia un blog o un semplice semplice profilo su Facebook, un account su Twitter, flickr etc etc.
Ci troviamo oggi di fronte a una profonda rivoluzione. L'avvento dell'ebook sta profondamente modificando il panorama editoriale. Stanno emergendo nuovi pubblici. Nuove funzioni. Nuove possibilità di condivisione della lettura, che da individuale sta diventando collettiva, condivisa. Ma si tratta di un tipo di collettività assai differente rispetto a quella tradizionale, per cui mi trovo con un amico nel café di fiducia per discutere dell'ultimo romanzo di Jonathan Lethem. Una collettività assai differente anche da quella che si sviluppa su siti come Goodreads, dove ci s'incontra virtualmente per scambiare giudizi, opinioni e consigli di natura letteraria. In entrambi i casi, infatti, l'esperienza “collettiva”, la natura sociale della lettura, é esogena al libro.
Per converso, la pratica di lettura condivisa di cui parlo è endogena. Per mezzo del mio Kindle, posso sottolineare in modo digitale alcuni passaggi di un libro e verificare, in tempo reale, quanti altri lettori - lettori che non conosco, ma che mi piacerebbe conoscere - hanno trovato quegli stessi passaggi interessanti al punto da evidenziarli, per citarli ed eccitarsi, per incorporarli in un loro articolo, per diffonderle elettronicamente, per stamparle e attaccarle sul frigorifero, come motto, slogan, aforisma.
Faccio un esempio concreto. Sto leggendo, via Kindle, l'avvincente saggio di Pamela Haag, Marriage Confidential: The Post-Romantic Age of Workhorse Wives, Royal Children, Undersexed Spouses, and Rebel Couples Who Are Rewriting the Rules (2011), una penetrante riflessione sul destino delle relazioni sentimentali nell'era contemporanea, era che la Haag definisce “post-romantica”. Nella locazione 2966 di 6493 (preferisco citare le locazioni al numero di pagina, retaggio di un'epoca ormai tramontata), m’imbatto in un passaggio fulminante:
According to a fascinating 1994 study, Americans are among the most infidelity-intolerant people in the world, with a near unanimous 94 percent judging extramarital sex to be “always or almost always wrong,” and just 6 percent “only sometimes wrong or not wrong at all.” By contrast, 20 percent of Italians and 36 percent of Russians, for example, deemed extramarital sex “only sometimes wrong or not wrong at all. (Haag, 2011)
Brillante. Lo sottolineo al volo. Kindle m’informa che altre diciannove lettori hanno a) sottolineato virtualmente (=> hanno usato un movimento delle dita a pinza per delimitare un'area del testo - o con il mouse, se stanno usando la versione PC/Mac di Kindle) il medesimo passaggio e b) come me, hanno scelto di rendere pubblica la loro scelta di sottolineatura (laddove "pubblico" si riferisce solo alla sottolineatura in quanto tale e non all'identità del sottolineatore – tra le due cose c’è una differenza sostanziale).
Una simile possibilità offerta dall'ebook costituisce una interessante novità rispetto al libro cartaceo, le cui annotazioni e glosse hanno una dimensione sostanzialmente privata. In primo luogo, perché si tratta di un'informazione destinata ad evolversi nel tempo. È infatti plausibile ritenere che, nei prossimi mesi o anni, il numero di sottolineature virtuali di questo passaggio - per tacere del libro in quanto tale - aumenteranno. Il libro vive dunque una seconda vita in rete, una vita che possiamo seguire in diretta: l'ebook è infatti un formato simultaneamente domestico e pubblico. Per il momento, Amazon mi informa che il volume della Haag si colloca alla "12539esima posizione dei libri più sottolineati". La logica del frammento e del rimontaggio, dell'estrapolazione e della scorporazione, per cui il film viene frantumato in mille pezzi e condiviso, commentato, ripreso su YouTube. Il frammento audiovisivo decontestualizzato non e' un frattale. Esso infatti acquista una vita propria, un'esistenza autonoma, un'esistenza la cui durata dipende da innumerevoli fattori (tecnologici, legali, economici etc.). Oggi questo fenomeno riguarda anche il libro, o meglio, il suo successore digitale.
L'atto apparentemente triviale della sottolineatura collettiva riveste un'importanza tutt'altro che banale, in quanto unisce e collega in modo invisibile e probabilmente imprevedibile - ma non per gli algoritmi di Google - lettori geograficamente dislocati e culturalmente eterogenei. Grazie alle opzioni di tracking ed annotazione di Kindle si potrebbe costruire un social network letterario in cui l'informazione condivisa non è, banalmente, la recensione, i giudizi in stelline e/o lo stato di avanzamento di lettura di un testo (il modello di Goodreads, insomma), ma le parti più succose, le idee più dirompenti, i passaggi più illuminanti ed eleganti... Insomma la polpa. De facto, la struttura di questo social network esiste già. Lo sta costruendo Amazon e si chiama Shelfari, anche se lascia molto a desiderare (come attesta la mediocrita della pagina di Marriage Confidential). Lanciato nel 2006 da tre fondatori di RealNetworks, Josh Hug, Kevin Beukelman, and Mark Williamson, Shelfari si basa su logiche di catalogazione di natura folksomica. Il sito ha progressivamente incorporato molte delle caratteristiche del web 2.0, ma resta a tutt'oggi uno strano ibrido, un'appendice di Amazon (che lo ha acquistato nel 2008).
Shelfari è stato introdotto prima di Kindle e della rivoluzione degli ebook. Come tale, è gia' superato. Kindle rappresenta un cambio di paradigma. La vera forza del lettore digitale di Amazon non sta tanto nell'hardware e nemmeno nel software in quanto tale, bensi' nell'infrastruttura, nell'ecosistema. Non è possibile comprendere il successo di iPod a prescindere da iTunes. Analogamente, Kindle non esiste indipendentemente dallo sciame di interazioni trasversali e di traiettorie oblique che si sviluppano grazie a Kindle, interazioni che vanno ben oltre il download istantaneo di ebooks.
Torniamo a Marriage Confidential. Come dicevo, sarei curioso di conoscere le altre diciannove persone che, come me, hanno trovato quel passaggio così interessante da sottolinearlo - eseguendo un movimento a pinza delle dita della mano per delineare un'area del testo (e magare aggiungerci pure una nota – un gesto che Hayao Miyazaki, disgustato, ha paragonato all’atto della masturbazione, un'analogia che andrebbe sviluppata, magari con l'ausilio della psicoanalisi). Mi piacerebbe inoltre sapere se quelle diciannove persone hanno sottolineato altri passaggi che mi hanno colpito. Magari tra quelle diciannove persone c'è la mia anima gemella, quella che hai sempre sognato di incontrare in una libreria, quella con cui intavoli una conversazione, impromptu, sul tuo romanzo preferito, che lei sta sfogliando, proprio in quel momento. Nel momento in cui le librerie si estinguono, occorre trovare altri modi per socializzare. Dopo tutto, i libri - e i suoi successori - resteranno sempre un potente lubrificante sociale. Il testo è soprattutto pre-testo.
Sfortunatamente, al momento Amazon ha deciso di non consentire ai sottolineatori incalliti come il sottoscritto di rendere pubbliche le loro identità (il fatto che il saggio della Haag sia "politicamente scorretto" non incoraggia i lettori ad esporsi pubblicamente). Nel frattempo, tutte queste informazioni succose vengono archiviate da Amazon. Mi auguro che il proto-social network di Kindle possa crescere ed evolversi. Tecnicamente parlando, non vedo grandi ostacoli.
Se ancora non fosse chiaro, Kindle non è un semplice e-reader, ma uno schermo. Uno schermo portatile che fa tante cose, tra cui simulare/rimediare cose analogiche come la carta, l'inchiostro e la pagina. Uno schermo che mi fa leggere le righe, tra le righe, ma soprattutto, oltre le righe. Da tempo ormai consumiamo la nostra cultura essenzialmente attraverso degli schermi. Tutta la cultura audiovisuale del ventunesimo secolo - dalla musica ai videogiochi, dalle parole alle immagini, fisse in movimento - passa attraverso gli schermi. Portatili e fissi. Gli schermi sono, al tempo stesso, finestre e specchi. Ci mostrano il mondo, riflettono la nostra immagine. Ci permettono di capire chi siamo. Chi sono – e soprattutto cosa fanno - gli altri. Gli schermi, in questo prototipo di Toyota, possono sovrapporsi alle finestre, anzi, ai finestrini. Gli schermi sono dei filtri. Gli schermi siamo noi.
Alcuni schermi sono più apprezzati di altri. iPod, per esempio, ha trasformato radicalmente il modo di consumare la musica, ponendo fine all'era del disco compatto e dell'acquisto di merce musicale inscatolata. Lo streaming dei film, ormai dominante negli Stati Uniti, sta lentamente ma decisamente erodendo il monopolio della pay-tv - via cavo e satellite - e ha messo fine all'era del disco compatto (a varie risoluzioni, prezzi e formati) e dell'acquisto di merce video inscatolata.
Kindle è solo uno dei tanti schermi che usiamo oggi per interfacciarci al mondo e alla cultura e, per quanto mi riguarda, i migliore strumento disponibile per leggere quelle informazioni testuali di natura essenzialmente lineare altrimenti conosciute come "libro". Personalmente, preferisco un e-reader dedicato a un tablet per leggere un libro elettronico. Il libro, per sua natura, è un oggetto finito, autonomo, chiuso, mentre la techno-cultura digitale e della rete che passa attraverso gli schermi è,per sua natura, aperta e rizomatica. Non a caso, Kevin Kelly opera un'importante distinzione operativa tra lettura centripeta e lettura centrifuga. Il consumo del libro prevede esperienze solitarie e silenziose, individuali e concentrate. Esperienze che un Kindle emula/rimedia assai meglio di quelle di un iPad, che, per sua natura, celebra il multitasking. Kindle è tutt'altro che perfetto. È stato deliberatamente addomesticato ed indebolito con limposizione di sistemi proprietari - il formato esclusivo di Amazon, .azw. L'impossibilità di stampare un capitolo o anche solo una pagina del libro elettronico acquistato, inoltre, è davvero sciocca, anche se probabilmente è stata voluta dagli editori - gli errori del passato, commessi con il DRM dei file mp3, ritorna come uno zombie per gli ebook. Corsi e ricorsi, direbbe il Vico.
Seguendo l'esempio di McLuhan, non possiamo dimenticare che Kindle non è un semplice lettore di informazioni elettroniche, ma una nuova piattaforma. Un ambiente. Un software. Un ecosistema in continua evoluzione. Grazie alla tecnologia Whispersync, posso cominciare a leggere un libro sul mio iPhone - dotato di Kindle app - proseguire dal punto in cui mi ero interrotto sul mio laptop (dotato di software Kindle) - e concluderla sul mio Kindle, alla sera, prima di coricarmi. Una simile esperienza di lettura ha affascinanti ripercussioni, perché ogni strumento - laptop, smartphone ed e-reader - presenta caratteristiche peculiari. Il medium è il messaggio, no? E non dimentichiamo gli audiolibri, che rappresentano una modalità straordinaria di lettura, pardon, ascolto. Sfortunatamente, per il momento gli audiolibri non fanno parte dell'ecosistema Whispersync, per cui non è possibile sincronizzare la lettura all'ascolto. Anche in questo caso, tuttavia, i limiti non sono di natura tecnologica. Non va dimenticato che audible.com è solo una delle innumerevoli aziende di Amazon.
Dall'occhio all'orecchio, il passo è breve. Del resto, il ritorno dell'acustico nel mondo tribalizzato, non dovrebbe proprio sorprenderci.
PARTE SECONDA
Londra, 27 aprile 1972. McLuhan partecipa a un convegno intitolato “Do Books Matter?” moderato dal Duca di Edinburgo. Nella grande sala del National Film Theatre, il teorico canadese espone le sue tesi in un intervento fulminante intitolato “The Future of The Book” [nota 4], seguito ideale di “Is Book Dead?”, esaminato in precedenza.
In cosa consiste il futuro del libro? Soprattutto, i libri hanno un futuro? La risposta di McLuhan è insieme semplice ed incredibilmente complessa. Lungi dall’essere giunta al capolinea, la trasmissione di idee ed informazioni attraverso il medium della carta stampata sta nondimeno attraversando una fase di radicale trasformazione. Riprendendendo ed elaborando idee già formulate qualche anno prima sul tema della xenografia, McLuhan preconizza sostanziali mutamenti non solo per quanto concerne l’oggetto libro – destinato a mutare in servizio – ma soprattutto per quanto riguarda le pratiche di scrittura & lettura. In estrema sintesi, McLuhan descrive in modo lucido e accurato quei processi di democratizzazione e quelle nuove modalità di accesso e consumo che caratterizzano la rete. Altre “profezie” del teorico canadese, come vedremo, presentano invece aspetti avveniristici anche per la prima decade del ventunesimo secolo.
McLuhan apre il suo intervento operando una distinzione operativa tra il libro stampato e altri media. Per esempio, McLuhan afferma che “[A] differenza della radio e del fonografo, l'ambiente creato dal libro non converge con scene sociali e dialoghi. Nel momento in cui il suono e le immagini in movimento avvolgono l’utente, questi si ‘spegne’ al fine di preservare la sua identità” (174). Questo passaggio, in apparenza criptico, si spiega in modo assolutamente cristiallino tenendo conto della preoccupazione di McLuhan per quello che oggi definiremmo multitasking sinestetico. Detto altrimenti, l’immersione multisensoriale rappresenta una minaccia, un fenomeno destabilizzante, in quanto produce 'scossoni' alla psiche paragonabile agli urti indotti dall'ambiente urbano secondo Georg Simmel. Ma il multitasking sinestetico non spaventa l’uomo tribale, il quale si trova perfettamente a suo agio in un ambiente iper-stimolante, fluido, pulsante. L’immersione multisensoriale è lo spauracchio dell'“’uomo letterato”, il quale mette in atto tecniche difensive (il "distacco") per “conservare la propria identità”. Ovvero, Nicholas Carr non dice nulla di nuovo.
McLuhan s’interroga sul ruolo, sulla funzione e sulla posizione del libro all’interno del mondo elettronico, dopo aver sottolineato, en passant, che questo oggetto svolge una miriade di funzioni (ornamentale, ricreativa, strumentale) all'interno delle società alfabetizzate. La frase successiva di McLuhan è illuminante:
Nel momento in cui milioni di libri possono essere compressi nello spazio di una scatola di fiammiferi, non è semplicemente il libro, bensì l’intera libreria, a diventare portatile. (174-175)
Mentre scrivo, la “scatola di fiammiferi” di cui parla McLuhan è parcheggiata sul tavolo, a fianco del mio laptop. Si chiama iPhone. Ospita attualmente un centinaio di libri digitali, ma potrebbero starcene milioni. La “profezia” mcluhaniana ha trovato conferma quarant'anni dopo la sua originale formulazione. Lo smartphone di Apple è stato infatti introdotto sul mercato nel 2007.
Nel paragrafo successivo, McLuhan descrive con l’abituale acume che lo contraddistingue, gli effetti delle nuove tecnologie sulle forme di produzione culturale di epoche differenti. Semplificando, noi creiamo continuamente nuovi strumenti i quali, a loro volta, ci ri-creano continuamente [nota 5] Nello specifico, McLuhan descrive le tecniche di scrittura di Henry James, che prevedevano lunghe sessioni di dettatura a Theodora Bosanquet [nota 6]. Quest’ultima era infatti incaricata di tradurre la voce di James in parole su carta, per mezzo di una macchina da scrivere. Osserva McLuhan: “La macchina da scrivere ha trasferito il mondo dell’oralità alla scrittura dei libri” (175). La scrittura macchinica, in altre parole, produce un nuovo tipo di letteratura.
In questi ultimi anni, stiamo assistendo a un prepotente ritorno dell’oralità, un’oralità tecnologicamente mediata. Una delle mie app preferite per iPhone è Dragon Dictation. Mi capita spesso, quando cammino o sono alla guida, di dettare “cose” al mio smartphone. La bozza di un articolo, la lista della spesa, un memorandum, osservazioni random... La Theodora Bosanquet elettronica traduce pedissequamente i miei pensieri ad alta voce in parole, parole che mi invio con un e-mail e che talvolta rielaboro [nota 7]. Parole che altre volte restano sospese nella cartella delle “note” o finiscono nel cestino. Anche se a un occhio, anzi a un’orecchio distratto, potrà sembra che sto parlando da solo, in realtà, sono impegnato in un dialogo con il mio smartphone. E il mio smartphone presta attenzione. La sua pazienza è limitata solo dalle capacità mnemoniche e dalla durata della batteria, parametri destinati a migliorare nei prossimi anni. Ah, se solo gli esseri umani fossero ugualmente “ottimizzabili”... Ma restiamo ai libri.
Nel suo intervento, McLuhan torna a tessere le lodi della xerografia, una tecnologia giudicata rivoluzionaria. Cita anche il romanzo di Ray Bradbury, Fahrenheit 451. Questo passaggio, che ha ispirato le mie precedenti riflessioni in materia cartacea, merita di essere riportato in forma integrale per via della sua radicalità:
Nel romanzo fantastico di Ray Bradbury, Fahrenheit 451, il mondo del futuro teme il libro in quanto motivo di dissenso, diversità di opinione e di atteggiamento. Il libro rappresenta il nemico dell’unanimità e ostacolo alla felicità; per tanto deve essere distrutto. Per salvare il libro dal furioso pompiere e dal suo inceneritore, numerosi individui decidono volontariamente di memorizzare frammenti di testi importanti al fine di preservarli e garantire loro un’esistenza anche dopo il falò. Oggi si sta facendo strada la possibilità di stampare diretta sul cervello libri ed informazioni, consentendo a ogni individuo di accedere in forma istantanea a tutto quello che abbisogna. Questo superamento della pratica di lettura solleva una serie di questioni sulla funzione dei libri.(176)
Non è chiaro cosa intenda esattamente McLuhan quando si riferisce alla "stampa diretta di libri ed informazioni sul cervello" [nota 8], possibilità che consentirebbe di aggirare le pratiche di lettura convenzionali. Un’affermazione che uno si aspetterebbe di incontrare, per esempio, nella fiction di William Gibson, specie in "Johnny Mnemonic" (1981), uno dei migliori racconti dell’antologiaLa notte che bruciammo Chrome (1986). Nel futuro immaginato da Gibson, le informazioni – gigabyte di informazioni – vengono downloadate direttamente nella corteccia cerebrale degli individui, sebbene nel racconto originale, il protagonista fosse incapace di accedere ai dati che trasportava nel proprio cervello – de facto, era un semplice corriere. Un’alternativa al download neuronale è l’assorbimento delle informazioni testuali per mezzo di un'altrettanto avveniristica osmosi. A questo proposito, l'applicazione migliore l'ha fornita Charles Schultz, che in una classica vignetta di Peanutsmostra Lucy posizionare un libro sotto il cuscino prima di coricarsi. Alla prevedibile domanda di Linus sulle ragioni di un simile gesto, Lucy risponde imperturbabile: “Mentre dormo, le risposte filtreranno attraverso il cuscino e raggiungeranno il mio cervello!”. “...O almeno spero”, conclude la bisbetica ragazzina, di fronte a uno sbigottito Linus.
McLuhan afferma che fino a oggi, l’uomo occidentale – a differenza di quello orientale – non si è mai interrogato sugli effetti sociali e psicologici delle nuove tecnologie. L’uomo occidentale, prosegue il canadese, adotta un approccio più pragmatico, meno teorico nei confronti dei new media e delle nuove tecnologie. Non si domanda, per esempio, cosa significhi condividere, in tempo reale e con una platea globale, i dettagli della propria esistenza, dettagli che un tempo erano considerati privati. Lo fa, e basta. Su Facebook, per esempio. “L’uomo privato occidentale preferisce dire, ‘Proviamoci e vediamo che succede” (177).
L’intervento di McLuhan sul futuro del libro entra nel vivo con una serie di affermazioni fulminanti:
Il futuro del libro è inclusivo. Il libro non si dirige verso un punto omega, ma si reinventa e recupera tutti i ruoli che ha sempre svolto, grazie a nuove tecniche di impaginazione e a nuovi processi di stampa che consentono l’uso simultaneo di una grande varietà di effetti. (177-178, enfasi aggiunta)
Le implicazioni sono radicali. Come abbiamo visto, nell’era elettronica, il libro cessa di essere mero oggetto e diventa servizio, come l'elettricità, l'acqua, il gas. In secondo luogo, il libro diventa unprocesso anziché prodotto. Nello specifico:
L’era della tecnologia elettrica si colloca agli antipodi delle tecniche industriali e meccaniche in quanto è primariamente interessata ai processi anzichè ai prodotti, agli effetti anzichè ai contenuti (178, enfasi aggiunta)
Non va tuttavia dimenticato che il libro - oggetto “esotico” per le giovani generazioni cresciute in un ambiente mediale di natura televisiva, scrive McLuhan - rappresenta l'unico modo possibile per sviluppare l'individualismo (178) dato che in un contesto mediale caratterizzato dal suono e dall’informazione elettrica, obiettivi e fini non sono individuali bensì “tribali e collettivi” (179).
Il passaggio successivo è micidiale. McLuhan afferma che grazie alla macchina da scrivere e alla xerografia, si assiste a un curioso ritorno all’era pre-stampa. Si fa strada un'era vecchia-nuova in cui la la diffusione di informazioni personali, private, "segrete' diventa ordinaria amministrazione. Ai giorni nostri, questa tendenza ha raggiunto l’apoteosi con fenomeni come Wikileaks. Internet, a ben vedere, ha rimediato e ottimizzato il potenziale della macchina da scrivere e della xerografia, insieme a quelle della stampa, del video, della televisione, della corrispondenza epistolare e così via. Scrive McLuhan:
Xerox estende la funzione della macchina da scrivere fino al punto in cui il memorandum personale, segreto, diventa di pubblico dominio, come nel caso dei Pentagon Papers. Quando le annotazioni personali sono battute a macchina e quindi fotocopiate, è come se un manoscritto privato venisse distribuito al pubblico di massa. Inaspettatamente, la macchina da scrivere e la fotocopiatura ripropongono molte caratteristiche dei documenti personali scritti a mano. [...] È utile ricordare l’impatto della xerografia in quanto illustra come una tecnologia possa profondamente alterare le tradizionali relazioni tra la scrittura e il parlato. (179-180)
Nel paragrafo successivo, McLuhan ci ricorda che i vecchi media non scompaiono in seguito all’avvento di nuovi: il cinema non si estingue dopo la televisione, il teatro non cessa dopo il cinema... Tuttavia, con l’emergere di un nuovo medium, quello esistente è costretto a ridefinire la propria funzione e a trovare un nuovo tipo di pubblico:
Nel momento in cui il cinema e il grammofono, la radio e la TV diventano nuovi servizi ambientali, il libro tradizionale deve cercare un tipo di lettore completamente differente. nella misura in cui Gutenberg ha creato un nuovo essere umano, un individuo dotato di una nuova modalità percettiva, prospettive ed obiettivi, l’era elettrica della radio e del video ha forse finito per riproporre un pubblico che presenta numerose abitudini orali dell’era pre-Gutenberg. (180)
Dopo aver illustrato la funzione del libro in differenti epoche storiche, McLuhan conclude che una delle principali innovazioni dell’era elettrica consiste della democratizzazione dell’atto di scrittura. Nel momento in cui le nuove tecnologie ed infrastrutture della comunicazione trasformano ogni lettore in scrittore e publisher, si fa strada l’idea della scrittura totalizzante, dell'accesso diretto alle informazioni. Viene in mente, a questo proposito, il brillante servizio di self-publishing digitale offerta da Amazon, noto come Kindle Publishing Programs, che consente agli scrittori in potenza di diventare scrittori (e distributori) a tutti gli effetti.
Per tornare alla domanda iniziale sul futuro del libro, McLuhan risponde che da un lato, esso coincide con “un’investigazione introspettica della propria psiche". Dall'altro, "con la creazione di enormi pubblici di lettori” (184). Il libro è dunque specchio e finestra: ci consente di praticare un'analisi introspettiva, personale ed inviduale, ma anche di comunicare, in forma asincrona, con un gran numero di individui. Si tratta, beninteso, di funzioni che gli e-reader, come Kindle, possono solo espandere, trasformare, arricchire.
L’intervento di McLuhan si conclude con una frase che preannuncia ulteriori colpi di scena: “[T]he book is on the verge of totally new developments”. Il libro sta per sperimentare sviluppi totalmente nuovi…
...Sviluppi di cui parleremo in modo dettagliato nella prossima sezione.
PARTE TERZA
"Grazie al mio vecchio amico Bernie Muller-Thym, oggi ho potuto incontrare un gruppo di editori in visita alla Columbia University. Ho comunicato loro un'informazione cruciale: il libro rilegato è obsoleto – insomma, finito. Ma a giudicare dalla loro reazione, mi è sembrato che non volessero proprio saperne." (McLuhan, cit. in Marchand, 1989: 176)
Ironicamente, al termine dell’incontro, uno degli editori – il portavoce di McGraw-Hill – propone a McLuhan la stesura di un libro – rilegato – per una nuova collana. Il teorico canadese accetta la proposta e si mette immediatamente al lavoro. Quel progetto editoriale verrà alla luce qualche tempo dopo. Il titolo? Understanding Media (1964), uno dei saggi sui media più importanti del ventesimo secolo.
A proposito. Il libro brossurato, rilegato - in inglese hardcover - oggi versa in condizioni critiche.Come ci ricorda il Guardian di Londra, le vendite di hardcover stanno precipitando nell'era dell'e-book: nel 2010, il calo negli Stati Uniti è stato del 10% (mentre gli ebook hanno ottenuto un market share del 13.6%; fonte: Nielsen Bookscan).
Ancora una volta, McLuhan aveva ragione.
Ancora una volta, era troppo avanti sui tempi.
Stacco.
Immagine tratta da The Medium is The Massage (1967, 34-35)
Due saggi postumi, Laws of Media (1988, con Eric McLuhan) e The Global Village (1989, con Bruce Powers), contengono una trattazione organica e sistematica della teorie di McLuhan in merito alle conseguenze sociali derivanti dall'introduzione dei nuovi media e delle nuove tecnologie.
Secondo McLuhan, ogni nuovo medium espande, amplifica, potenzia, intensifica ed implementa alcune caratteristiche del suo predecessore, ma al tempo stesso ne rende obsolete altre. I nuovi media ridefiniscono priorità e stravolgono gerarchie apparentemente consolidate. Fenomeni un tempo considerati primari diventano secondari, marginali, ridondanti. Allo stesso tempo, il nuovo medium recupera – e insieme trasforma – alcuni elementi ignorati, trascurati, sottovalutati del precedente. Infine, spinto alle estreme conseguenze, il nuovo medium può generare scenari radicalmente nuovi e creare situazioni inaspettate, impreviste.
È opportuno sottolineare che le dinamiche descritte da McLuhan si sviluppano simultaneamente, non in sequenza. La loro applicazione diretta, sul campo, ci consente di esplorare "la grammatica e la sintassi" del linguaggio dei media. Ecco un esempio di tetrade applicata alla stampa:
Un esempio di tetrade applicata alla stampa (press). Immagine tratta da Laws of Media. The New Science, 1980: 149
Nello specifico, la “tetrade” mcluhaniana illustrata in Laws of Media ambisce a rispondere a quattro domande fondamentali:
1. Quali aspetti vengono aumentati/potenziati/implementati dal nuovo medium? (enhance)
2. Quali aspetti sono resi obsoleti/superati dal nuovo medium? (obsolesce)
3. Quali aspetti obsoleti/superati del medium precedente vengono recuperati/ripristinati dal nuovo? (retrieval)
4. Che cosa accade al nuovo medium quando viene spinto all'estremo? (reverse)
Proviamo ad applicare questo modello al caso specifico dell’ebook.
Immagine tratta da The Medium is The Massage (1967, 36-37)
1. Quali aspetti sono aumentati/potenziati/implementati dall’ebook? (enhance)
In primo luogo, la portabilità. L’ebook è un file, non un artefatto, un oggetto fisico, materiale. Il suo peso e le sue dimensioni sono infinitesimali. Il dispositivo di lettura – per esempio, un Kindle – è paragonabile - in quanto a peso e dimensioni - a quelle di un libro tascabile. Considerando che i lettori di ebook su iPhone sono in costante aumento, il celebre “pacchetto di fiammiferi che contiene un’intera libreria” preconizzato da McLuhan è oggi una realtà.
In secondo luogo, l’ebook personalizza l’esperienza di lettura. Un ebook è malleabile. L’utente ha la possibilità di modificare a piacimento le dimensioni dei caratteri, le impostazioni del testo, le dimensioni della “pagina”. Per tanto, svolge simultaneamente il ruolo del grafico e del lettore. Può inoltre ricercare specifici termini – ogni ebook è dotato di un motore di ricerca interno – nonché visualizzare il significato di termini che non conosce grazie al dizionario incorporato, praticamente un libro nel libro. Sono previsti, inoltre, collegamenti "esterni", a Wikipedia. Semplificando, si potrebbe affermare che un ebook non viene semplicemente “letto”, fruito in modo lineare/sequenziale, bensì navigato, esplorato e manipolato, termini coniati dagli studiosi di ipertesti e testi ergodici decadi fa. [nota 9]
In terzo luogo, l’ebook trasforma pratiche un tempo private e individuali – per esempio, l’annotazione e la sottolineatura – in prassi collettive e condivise, rendendo possibili nuove modalità di consumo della narrativa e della saggistica. Si noti che queste prassi non sono specifiche degli ebook. Per esempio, le annotazioni collettive dei romanzi di William Gibson, create spontaneamente dai fans, attestano l’enorme potenziale dell’ecosistema letterario nell’era digitale: al libro cartaceo si affianca un meta-libro che vive in rete e che commenta ed espande il testo-base. Lo spiega e lo dis-piega. Si consideri, per esempio, il colossale lavoro svolto dagli appassionati di Pattern Recognition (in Italiano,L’accademia dei Sogni) e di Zero Hour. Un’altra operazione brillante, di natura essenzialmente transmediale, è Mad Men Unbuttoned – nato come The Footnotes of Mad Men – un “catalogo culturale” curato da Natasha Vargas-Cooper che annota e spiega con maniacale precisione scene, oggetti, situazioni, artefatti, modi di dire della celebre serie televisiva di Matthew Weiner. Nato sul web, il progetto è eventualmente diventato un libro, Mad Men Unbottoned: A Romp Through 1960s America(2011). Tuttavia, lo spin-off non funziona. L’ambizione enciclopedica e rizomatica dell’autrice è frustrata in partenza dalla staticità e dalla fissità della carta. Il ritmo di aggiornamento di una pagina di cellulosa, com'è noto, è particolarmente lento. Una lentezza glaciale.
2. Quali aspetti sono resi obsoleti/superati dal nuovo medium? (obsolesce)
Un e-book reader come Kindle non è un semplice dispositivo tecnologico. Rappresenta un nuovo paradigma. Kindle trasforma e ridefinisce abitudini consolidate. Per esempio, la pratica dell'acquisto. Fino a pochi anni fa, quando m’imbattevo in una recensione di un libro particolarmente interessante sul sito del New York Times, aprivo d’istinto il sito di Amazon e acquistavo al volo una copia, ricevendola direttamente a casa in uno o due giorni, via corriere. L’ebook rende questa procedura obsoleta. Oggi, il passaggio dalla recensione all'oggetto della recensione è fulminea, praticamente immediata. Scopri, scarichi, leggi. La distanza si accorcia. Il tempo si comprime. La libreria si deprime. Tutto avviene su un'unica piattaforma: Kindle o tablet o laptop o smartphone. L'ebook semplifica e insieme accelera dinamiche e logiche di acquisto, rendendo arcaiche pratiche considerate imprescindibili. In questo nuovo scenario, la scrittura stessa delle recensioni editoriali non può che cambiare (per tacere delle modalità di scrittura tout court).
Si noti che l'ebook non rende obsoleti i libri di carta in quanto tali. Per svariati motivi: in primo luogo, non tutti i libri cartacei sono disponibili in formato elettronico. Alcuni non lo saranno mai. La qualità della carta e la resa fotografica su stampa resta, in molti casi, ineguagliata. Coffee book, cataloghi d'arte e libri illustrati di grande formato resisteranno l'onda lunga della smaterializzazione. Del resto, c’è voluto parecchio tempo prima che le macchine fotografiche digitali raggiungessero il livello dei migliori modelli analogici. Allo stesso tempo, il fattore qualità svolge un ruolo relativo sul mercato. Anzi, spesso rappresenta un impedimento per l’adozione di massa. L’MP3 non si è affermato sul CD perché è migliore del precedente sul piano sonoro. L’MP3 si è affermato sul CD per ragioni di convenienza. Negli Stati Uniti, lo streaming online di Netflix ha annichilito il noleggio dei film in DVD di Blockbuster per ragioni di convenienza. L’ebook si affermerà sul libro di carta per ragioni di convenienza. Il peso specifico della carta è troppo alto. I libri occupano troppo spazio. I libri si danneggiano, si usurano troppo facilmente. Tuttavia, la transizione dalla carta allo schermo sarà più lunga rispetto a quella della musica e del cinema. Se non altro perché il libro è una forma mediale molto più antica del CD, del vinile, della videocassetta, del DVD. I nuovi arrivati – gli schermi – sono ancora guardati con diffidenza, specie dalla vecchia guardia. La vecchia guardia detiene ancora molto potere. Occupa posizioni importanti nelle varie stanze dei bottoni. Rallenta processi inevitabili. Mai sottovalutare la forza della vcchia guardia.
Nell’immediato, tuttavia, l’ebook rende obsolete le librerie di mattoni, intese come spazi, luoghi fisici in cui un consumatore si reca per acquistare delle merci (=> i libri). Nella loro attuale configurazione, le librerie hanno poco senso, specie se si tratta di multistore che si rivolgono a un pubblico di massa, generico, indistinto. Hanno più senso, semmai, le librerie specializzate, che si rivolgono a tipologie particolari di consumatori, a nicchie, ad appassionati. Il recente, catastrofico fallimento della catena americana Borders (11,000 dipendenti in tutto), rappresenta l’apogeo di una crisi appena cominciata [nota 10]. Il destino di Barnes & Nobles, un'altra celebre catena di librerie/multistore americana, è legata a Nook, l'e-reader proprietario, che ha incontrato un buon successo commerciale negli Stati Uniti.
Il fatto che l'ebook renda obsolete le librerie ma non i libri in quanto tali lascia ben sperare per il futuro delle biblioteche pubbliche, patrimonio culturale di ogni società democratica. Le biblioteche svolgono infatti una fondamentale funzione pedagogica e sociale che le librerie, operanti in un contesto puramente commerciale e guidate da logiche di marketing, non possono per loro natura assolvere. Inoltre, l'idea che l'acquisto rappresenti l'unica modalità di accesso al libro è un equivoco indotto da un'ideologia di natura squisitamente consumistica. Accesso e possesso sono due concetti radicalmente differenti. Le librerie che conosciamo oggi eventualmente spariranno, ma le biblioteche continueranno a esistere, a evolversi. Considerando che l'acquisto di merce culturale inscatolata – libri, musica, film e videogiochi – è in declino, e continuerà a declinare nei prossimi anni, è lecito prevedere che la libreria/multistore sarà costretta a modificare la propria funzione e modello di business per sopravvivere nel nuovo scenario. Nell’era digitale, stampa, video e games diventanoservizi, perdendo il loro status di prodotto. Esistono e sussistono nell’iperuranio della nuvola – non occupano spazio fisico e sono sempre disponibili, attraverso la formula dell’on-demand e del just in time. Non deve stupire che negli ultimi anni i centri vendita multistore si siano progressivamente trasformati da supermercati del software culturale (libri, cd, dvd etc.) a distributori di hardware(lettori DVD, console, macchine fotografiche etc.). In ogni caso, la vendita di oggetti fisici in loco rappresenta un enorme spreco di spazio e di risorse. Per questo tipo di transazioni, è molto meglio l'e-commerce. La libreria dovrebbe piuttosto puntare sulla propria specificità e diventare un luogo di aggregazione e socializzazione, accelerare la sua trasformazione in cafè letterario, ufficio temporaneo per knowledge workers nomadi (previa offerta di collegamento wi-fi gratuito, ovviamente, seguendo il modello di Starbucks) e di studio/lettura. Offrire workshop e seminari (a pagamento) - dunque proporre formazione e non semplicemente vendere informazione - seguendo il modello dell’Apple Store. Far pagare l’ingresso al pubblico per eventi speciali quali presentazioni di libri di autori superstar. Nella sua configurazione attuale, la libreria è un mero catalogo di libri a tre dimensioni. Nella sua configurazione attuale, la libreria è sostanzialmente inutile.
Sto scrivendo questo articolo in un punto vendita Feltrinelli in Corso Buenos Aires, a Milano, durante una visita in Italia. Mi trovo al piano inferiore, dove scopro con piacere un cafè – da sempre la caffeina stimola la scrittura, ma soprattutto la diffusione delle idee, come ci ricorda Steven Johnson. Devo ammettere che mi sento vagamente sovversivo nell’annunciare il declino delle librerie in una delle più popolari catene italiane. Sono letteralmente circondato da cellulosa e colla, cartone e inchiostro. Osservo, con un certo sollazzo, che in questa libreria gli e-book reader – una decina in tutto – sono stati posizionati, con evidente imbarazzo e fastidio, in uno spazio angusto tra il primo piano e il piano inferiore (come si chiama? Interrato? Ammezzato? Ammazzato?). I diabolici dispositivi sono parcheggiati su una piattaforma situata tra le rampe delle scale. Alcuni sono spenti. Altri non sembrano rispondere alle sollecitazioni. L’incuria di questa triste esposizione – quasi una gogna – è tutt’altro che casuale. La collocazione stessa è significativa. Se da un lato la Feltrinelli è costretta suo malgrado ad ammettere l’esistenza del nuovo formato, dall’altra tente di delegittimarlo – per ragioni culturali, economiche, tecnologiche. Mentre scrivo queste parole, acquisto un libro digitale da Amazon.com che si materializza in pochi secondi sul mio Kindle. Mi domando quanto tempo ci vorrà prima che le librerie vieteranno l’uso di laptop ed e-reader nei propri punti di vendita. Del resto, nessun esercizio ammette il consumo in situ di “merci acquistate altrove”. Approfittando di questa glitch nella matrice, scarico. E leggo.
Se le librerie sono costrette a cambiare pelle per sopravvivere nel nuovo scenario, le biblioteche lo stanno già facendo. Le prime avvisaglie delle trasformazioni epocali che ci attendono sono ravvisabili nelle grandi libraries senza libri delle università americane, Stanford in testa. (rerminder: bookstore = libreria; library = biblioteca - a lingua inglese opera una distinzione netta tra la vera casa del libro - lalibrary - e il negozio - bookstore - cultura vs. commercio).
La smaterializzazione dei libri produce fenomeni interessanti. Tra i tanti, la necessità di ridefinire e riorganizzare l'arredamento domestico. Gli scaffali non scompaiono, ma cambiano funzione e posizione. Nel momento in cui non ospitano più dischi compatti né carta non resta che affidarci all’occhio esperto dell’interior designer. Quando centinaia, migliaia, milioni di libri occupano lo spazio di una scatola di fiammiferi, gli appartamenti si svuotano. Risultato? Prevedo un rinnovato interesse per il feng shui.
Fino a oggi, i libri impilati su uno scaffale – in modo ordinato o disordinato, in sequenza alfabetica o tematica, cromatica o random – hanno contribuito a comunicare l’identità del collezionista. In Snoop.What Your Stuff Says About You (2008), Sam Gosling ha svolto un’interessante ricerca etnografica studiando la disposizione degli oggetti – libri inclusi – nei dormitori degli studenti dell’Università di Berkeley. Gli spazi in cui scegliamo di vivere e gli oggetti di cui ci circondiamo sono un'estensione della nostra personalità. Per inciso, trovo significativo che la smaterializzazione delle merci culturali – qui intese come artefatti, oggetti fisici – sia stata accompagnata dall’ascesa dei siti di social network. Improvvsamente, milioni di persone hanno cominciato a comunicare al mondo intero le proprie preferenze in termini di lettura, visione e ascolto in rete, condividendo librerie e playlist attraverso sistemi di peer-to-peer. Nell’era digitale, l’atto stesso del collezionare da privato è diventato pubblico, collettivo.
Un altro effetto della smaterializzazione dei libri è il declino del cover design, l’arte della copertina, che nei paesi anglosassoni rappresenta una delle forme più sofisticate di graphic design. Sfortunatamente, in Italia, gli editori che hanno sviluppato un’estetica innovativa si contano sulle dita di una mano. Le ripercussioni sono portentose e trascendono la dimensione puramente estetica. Per cominciare, ignoro il titolo del libro che l’individuo seduto di fronte a me, in metropolitana, sta leggendo sul proprio Kindle: gli e-reader, a differenza dei libri, non hanno una vera e propria copertina. Viene meno una possibilità di interazione, socializzazione e percezione dell’ambiente socio-culturale in cui viviamo. Mi capita spesso di domandarmi sul destino di uno dei miei blog preferiti, People Reading, che documenta da anni - grazie ad avvistamenti ad personam - le abitudini di lettura degli abitanti di San Francisco ( e altrove).
Leggere un libro in uno spazio pubblico, infatti è prima di tutto un atto comunicativo, come indossare una t-shirt adornata da messaggi testuali (dal più banale in assoluto, il nome/logo del brand - che riduce il soggetto da individuo a manifesto ambulante, uomo-sandwich - a quelli più creativi, magari creati ad hoc). Leggere American Psycho di Bret Easton Ellis in un café, su un autobus, su una spiaggia è una dichiarazione d’intenti, un’affermazione (un affronto?), una rivelazione. Impugnare un volume in uno spazio pubblico significa esprimere i propri gusti, interessi, ossessioni, passioni, perversioni, manie... Un gesto che tradisce, indica, esprime le possibili inclinazioni politiche, sessuali, ideologiche del lettore. Questo stormo di informazioni – molte delle quali opache, ambivalenti, ambigue, ma pur sempre informazioni – sono comunicate da un’immagine e da un testo – succinto, ma pur sempre un testo: titolo, autore, casa editrice, magari un soffietto editoriale. Informazioni che invitano uno o piu' spettatori a giudicarci. A farsi delle idee su di noi. A costruire delle teorie. Ad immaginare delle situazioni. Siamo noi stessi, mostrando la copertina – che qui svolge simultaneamente il ruolo del cartello stradale ma anche dello scudo, del segnale di fumo ma ancha della carta di identità – ad incoraggiare chi ci sta di fronte. La copertina è, al tempo stesso, simbolo, indice e icona. Con un e-reader, nego al mio spettatore il piacere di formulare delle teorie, immaginare situazioni, farsi delle idee. De facto, mi nego, limitando al minimo la condivisione di informazioni. Impugnando un Kindle comunico il medium anziché il messaggio. McLuhan ne sarebbe orgoglioso.
Ritengo, tuttavia, che l'attuale situazione sia transitoria, passeggera. Si scontra, infatti, con l’imperativo categorico dello sharing, tipico della nostra era. Immagino che qualcuno stia progettando app che ci consentiranno di condividere, in tempo reale, con amici, conoscenti e perfetti sconosciuti, informazioni relative al libro fruito, ma soprattutto al lettore che fruisce. Una sorta di Sonarletterario. Per non essere "soli insieme", come direbbe Sherry Turkle. Supponiamo che il mio smartphone m’informi che un lettore/lettrice presente sulla metropolitana è impegnato/a nella lettura dell’ultimo romanzo di Paul Auster. Potrei localizzarlo/a con il mio radar elettronico, avvicinarmi, scambiare due parole e magari invitarlo/a a proseguire la conversazione in un cafè. Un limite apparente può trasformarsi in un’opportunità per fare cose diverse, vedere gente nuova. Del resto, il nuovo mantra è “There’s an App for That!”. Non si scappa.
Come scrive Kevin Kelly nel suo ultimo libro, la tecnologia in fondo desidera quello che vogliamo noi. Per esempio, socializzare. A questo proposito, Kelly suggerisce che per risolvere i problemi creati dalla tecnologia bisogna fare ricorso a più “tecnologia” [nota 11]. Esempio: chi riteneva che l’avvento degli e-reader avrebbe determinato la fine delle copie autografate, retaggio di un'epoca ormai tramontata, evidentemente sottovaluta l’ingegno dei programmatori e la volontà di potenza delTechnium. Non a caso, una delle app più diffuse per Kindle, Kindlegraph, consente agli autori di “firmare” una copia digitale.
Tuttavia, nel momento in cui l’e-reader si affianca – e in molti casi, affranca il libro di carta – i luddisti fanno barricate in piazza. Si affermano nuove forme di discriminazione culturale. La lettura di testi elettronici viene considerata blasfema o “inferiore” a quella cartacea da frange di pseudo-puristi, integralisti e reazionari di ogni sorta. I nuovi dispositivi vengono banditi. I neo-romantici insultano i tecno-lettori definendoli "nerd senz'anima", tra gli applausi dei seguaci. Non solo: come scrive Nick Bilton sul New York Times, diversi cafè di New York vietano l’uso di Kindle o iPad nei loro locali. Il divieto non sussiste invece per chi legge libri di carta, il che mi ricorda certi cartelli razzisti che, nel ventesimo secolo, venivano affissi all'esterno di esercizi pubblici, luoghi di aggregazione, e mezzi di trasporto. Per esempio: "No Irish Need Apply" o "For Colored People Only".
Photo credit: Nick Bilton/The New York Times
I luddisti attribuiscono a priori una presunta superiorità della carta stampata rispetto allo schermo, che a sua volta rivela una tendenza fetish. Questo atteggiamento tecnofobico è frutto di un grande equivoco. I luddisti tendono infatti a dimenticare che anche il libro è una tecnologia. Una tecnologia ormai “naturalizzata”. La normalizzazione della stampa ha spinto gli integralisti della carta e dell’inchiostro a liquidare come “eretiche” possibili alternative. La transizione dalla carta allo schermo viene spesso descritta con toni apocalittici. Gli estremisti paventano la fine della cultura tout court.
Il libro digitale rende obsoleto l’odore della carta, quell’aroma di muffa, penetrante, nauseante, che contraddistingue i volumi più datati. Cito a questo proposito l’artista Rachael Morrison, che in una geniale performance intitolata Smelling the Books usma i libri cartacei conservati nella libreria del MoMa ed annota religiosamente le sue impressioni su un quadernino. La performance della Morrison celebra e insieme ridicolizza l’imperante feticizzazione dell’oggetto libro.
In un brillante articolo per il New York Times, James Gleick (2011) ha liquidato le affermazioni dei luddisti secondo cui la diffusione in formato elettronico dei documenti storici – libri inclusi – ne svilirebbe la loro importanza. Si tratta, secondo Gleick, di un’irritante forma di snobismo culturale, di arroganza intellettuale.
Non condivido questo atteggiamento. Si tratta di una forma di sentimentalismo e persino di feticizzazione. È una fisima di chi dei libri venera solo la venatura della carta e l’aroma della colla. [...] Deprecare le immagini digitali solo perché sono facilmente accessibili e riproducibili è un errore. Noi siamo abituati ad attribuire valore a oggetti di difficile reperibilità, ma in un mondo digitale, valore e scarsità sono due concetti disgiunti. Un individuo può essere l’unico a possedere un quadro di Jason Pollock [...] ma non può detenere in esclusiva un’informazione – non per molto, in ogni caso. Un altro luogo comune è che l’oscurità è segno di virtù. Una pergamena nascosta che diventa visibile quando si trasforma in un simulacro digitale. Non è la pergamena di per sé che conta. (Gleick, 2011: § 9, 14)
I luddisti, in altre parole, non hanno ancora colto la differenza tra accesso ed eccesso.
L’ebook rende inoltre obsoleto il progressivo ingiallimento delle pagine dovuto al tempo, all’usura, ai fenomeni atmosferici, all'incuria del lettore. L’ebook non ha pagine: si limita a simularne l’aspetto. L’ebook, lo ricordo, è uno schermo. Anche in questo caso, prevedo in tempi rapidi l’apparizione di applicazioni ad hoc che simulano vari processi di decadenza della carta, l’equivalente letterario dei filtri fotografici del vintage futuristico di instagr.am: il cerchio del caffé provocato da tazzine sgocciolanti, finte orecchie, stropicciamenti, strappi, macchie a schizzo (ma solo per libri particolari, che so Histoire d’O o Fanny Hill).
Non parliamo poi della polvere. I romantici della carta e della colla adorano i libri impolverati e sniffano quei frammenti di pelle umana, unghie, fibre di vestiti e colonie di acari altrimenti nota come polvere come se si trattasse di una sostanza stupefacente.
Evidentemente, non soffrono d'asma.
3. Quali aspetti obsoleti/superati vengono recuperati/ripristinati dall'ebook? (retrieval)
Paradossalmente, l'ebook conferisce molto più potere e controllo ai gatekeepers, ossia a chi gestisce l'informazione, rispetto al libro tradizionale. Grazie a Kindle, Amazon ha un controllo quasi totale sulle modalità di accesso ai contenuti da parte dei lettori, dato che svolge simultaneamente il ruolo di distributore, stampatore, librario e poliziotto. Volendo, può persino rimuovere a distanza libri memorizzati sui dispositivi degli utenti. Chiudere il rubinetto. Con un semplice click. Ipotesi remota? Scenario implausibile? Non proprio. E' successo, esattamente due anni fa. Nel luglio del 2009, Amazon ha cancellato da tutti i Kindle degli utenti le versioni elettroniche di due opere di George Orwell, 1984e di Fattoria degli animali dopo aver scoperto che l'editore non ne deteneva i diritti di pubblicazione e distribuzione. Amazon ha immediamente rimborsato i clienti e, qualche mese dopo, ha offerto loro anche la possibilità di ripristinare la copia legittima del volume. Ma com'era prevedibile, questa iniziativa è stata fortemente criticata, anche perché l'eliminazione del volume ha vanificato il lavoro di annotazione elettronica dei lettori (le note sono rimaste, ma non i riferimenti alle pagine - i metadati sopravvivono ai dati). Secondo alcuni osservatori, inoltre, Amazon avrebbe violato il contratto stipulato con i clienti al momento dell'acquisto degli ebook. Un faux pas, sotto tutti i punti di vista, parzialmente rimediato dalle scuse pubbliche del CEO Jeff Bezos sul sito dell'azienda, a qualche giorno di distanza. Bezos ha definito "stupido" l'incidente, assumendosi piena responsabilità per l'accaduto e affermando che i responsabili di Amazon si sono meritati le sonore critiche. L'episodio è surreale considerando la natura stessa dei libri elettronici rimossi: 1984? Quasi una barzelletta...
Le preoccupazioni, beninteso, non si limitano ai "casi estremi" come quello appena descritto.
In un recente post apparso sul blog del New York Review of Books, Sue Halpern (2011) ha espresso forti perplessità nei confronti della tecnologia Whispersync di Amazon, che consente ai lettori di leggere senza interruzioni il proprio testo su qualsiasi piattaforma dotata di software Kindle (dagli smartphone ai tablet, dai computer ai lettori dedicati). Quest'indubbia comodità – una sorta di segnalibro “intelligente”, che ricorda per noi l’ultima pagina letta, a prescindere dalle piattaforme – si paga con una perdita di privacy da parte del lettore. Amazon infatti ci osserva leggere: colleziona informazioni preziose sulle abitudini di lettura di tutti i suoi clienti. Parametri un tempo del tutto personali (nel senso di "privati") quali il tempo necessario per concludere un libro, le note a margine, gli appunti e le sottolineature non sfuggono al Grande Fratello di Seattle. Le informazioni relative alle nostre abitudini di consumo, aggiunge Halpern, vengono condivise con gli editori, i quali potrebbero eventualmente usarle per influenzare gli scrittori, dato che possono verificare sul campo quello che funziona (= si vende) e quello che invece non funziona (= non si vende). Beninteso, gli editori usano da tempo immemore vari strumenti per capire chi acquista cosa, come e quando. Ma il livello di granularità ed accuratezza raggiungibile attraverso il tracking di Kindle non ha precedenti nella storia. La reazione di Halpern, tuttavia, è intrisa di sentimentalismo:
Per uno scrittore, e immagino per chiunque ami i libri, pensarli come “prodotti” è scoraggiante. Persino se la massa è in qualche modo intelligente, mi domando se sia il caso che noi scrittori accettassimo ulteriore input creativo nel processo di scrittura. Io voto no. Il mercato può anche rivelarci chi compra quali libri, ma non è in grado di dirci nulla in merito alla loro qualità o originalità o importanza. (Halpern, § 6, 2011)
Pretendere che un libro non sia una merce, un "prodotto", è quanto meno ingenuo. Una favola promossa dagli stessi addetti ai lavori che hanno ogni interesse a promuovere un'immagine romantica dei processi legati alla stampa, occultandone la natura industriale, massiva e massificante. Halpern non sembra conoscere McLuhan. Altrimenti non difenderebbe a spada, anzi - a penna tratta - quel culto dell’individualismo tipico delle società del libro. Non invocherebbe una presunta, improbabile purezzae santità del mercato editoriale. Si consideri questo passaggio tratto da The Medium is the Massage(1967):
La stampa, il dispositivo dell’identico, ha confermato ed esteso un nuovo stress visuale. Ha prodotto la prima “merce” uniformemente ripetibile, vero prodotto di massa ottenuto per mezzo della prima catena di montaggio.
Ha creato il libro portatile, che gli individui potevano leggere in assoluta privacy e separati dagli altri. L’uomo poteva ora trovare inspirazione – e cospirare.
Al pari della stampa a cavalletto, il libro a stampa ha contribuito a creare un nuovo culto dell’individualismo. Ha reso possibile l’avvento del punto di vista personale, fisso e l’alfabetizzazione ha fornito l'arma del distacco, del non–coinvolgimento. (McLuhan, Fiore, 1967: 50)
Più avanti leggiamo:
La tecnologia della stampa ha creato il pubblico. La tecnologia elettrica ha creato la massa. Il pubblico è fatto di individui separati, ciascuno dotato del proprio punto di vista. La nuova tecnologia ci chiede di abbandonare il lusso di una simile posizione, questa prospettiva frammentata. (68-69)
E ancora:
L’autorialità – così come la conosciamo oggi, ovvero lo sforzo intellettuale individuale finalizzato alla produzione di una merce particolare altrimenti nota come libro – era praticamente sconosciuta prima dell’avvento della tecnologia della stampa. Nel Medioevo, gli eruditi mostravano indifferenza per l'identità precisa dei “libri” che studiavano. Analogamente, raramente firmavano persino quei testi che erano chiaramente frutto del loro lavoro. [...] L’invenzione della stampa ha segnato la fine dell’anonimato e ha promosso il valore della fama letteraria e l’abitudine di considerare lo sforzo intellettuale come proprietà privata. I multipli meccanici dello stesso testo hanno creato un pubblico – un pubblico di lettori. L’ascesa di una cultura orientata al consumo ha incoraggiato l’attenzione per i marchi di autenticità e la necessità di proteggersi contro il furto e la pirateria. E' nata così l’idea del diritto d’autore – “l’esclusivo diritto di riprodurre, pubblicare e vendere la forma e il contenuto di un lavoro d’arte letteraria”.
La xerografia – il vero tormentone della nostra era – inaugura l’era della pubblicazione istantanea. Oggi chiunque può diventare autore e editore. Prendete qualsiasi volume su qualsiasi argomento e createvi la vostra versione personale copiando un capitolo qui e un capitolo lì. Furto istantaneo!
Con l’emergere di nuove tecnologie, gli individui sono sempre meno persuasi dell’importanza dell’espressione individuale. Il lavoro di squadra sostituisce lo sforzo individuale. (122-123)
Ancora una volta, McLuhan è profetico. Quando scrive che “il lavoro di squadra sostituisce lo sforzo intellettuale” è impossibile non pensare a fenomeni paradigmatici dell’era digitale come Wikipedia. E basterebbe sostituire alla tecnologia della xerografia, ossessione di McLuhan, la tecnica del cut-and-paste (un analogo digitale alla fotocopiatura) per apprezzare la profondità del messaggio dell’autore canadese. Ed è proprio la pirateria, oggi, ad angustiare gli editori. Invece di combattere una battaglia persa in pazienza – si pensi alle Waterloo dell’industria musicale e di quella cinematografica – le case editrici dovrebbero perseguire la via dell'innovazione, non della repressione. Sperimentare nuovi modelli di business anziché attaccarsi a formule di vendita che il mutato scenario tecnologico ha reso obsolete.
McLuhan ama ripetere che, nell’era elettrica, il libro muta pelle: da prodotto diventa servizio. Perché dunque non offrire formule di abbonamento – a uno specifico autore, a certi generi letterari e saggistici, a specifici cataloghi? Perché non facilitare l’acquisto di un “capitolo qui e un capitolo lì” (alcuni illuminati editori statunitensi hanno cominciato a farlo). Perchè non offire formule a buffet? Paghi $30 mensili e puoi leggere tutto quello che vuoi (attraverso la formula del noleggio limitato nel tempo, anzche' dell’acquisto, come fa Microsoft Zune per la musica da anni o dell'accesso, come Netflix). La storia della tecnologia ci insegna che la maggior parte degli utenti ricorrono alla pirateria in assenza di alternative legali. Mi auguro davvero che l’industria editoriale non ripeta gli errori delle industrie culturali precedenti. Sarebbe un vero peccato.
A proposito. Se è vero che da un lato l’e-reader rende obsoleta la copertina, dall’altro - paradossalmente - la rilancia. E lo fa, per esempio, elevando la copertina a opera d’arte, a puro oggetto di design. In Understanding Media, McLuhan ha scritto: "Ogni nuova tecnologia trasforma il suo predecessore in una forma d'arte". L'ebook non fa eccezione. Stiamo assistendo a un'esplosione creativa senza precedenti. Si pensi a un artista come Chip Kidd... Non dimentichiamo, inoltre, che da sempre i libri si giudicano dalla copertina. Confesso di aver acquistato svariate versioni in lingua inglese di The Medium is the Message per via delle splendide illustrazioni che le adornano. Da quella originale, di Quentin Fiore, all’ultima di Shepard Fairey. Quella italiana, ahimè, è vergognosamente squallida. E per tanto rimane sullo scaffale della Feltrinelli a prendere polvere.
Alcune copertine delle versioni in lingua inglese di The Medium is the Message di Marshall McLuhan & Quentin Fiore.
Case editrici illuminate hanno compreso benissimo l’importanza fondamentale della cover. Si pensi alla brillante operazione di Penguin Classics che qualche anno fa ha affidato ai migliori illustratori e graphic novelists il compito di ridisegnare le copertine di alcuni capolavori della letteratura. Michael Cho ha reinventato White Noise di Don Delillo. Chris Ware ha ridisegnato Candide di Voltaire... Avevo cominciato ad acquistare ogni volume della serie - per puro fetish, lo ammetto - ma mi sono fermato quando mi sono reso conto della stupidità del mio gesto: impilare questi libri sugli scaffali è un peccato mortale. Le copertine vanno assolutamente viste. Incorniciate. Appese al muro. Dunque mi domando: perché Penguin non vende queste meravigliose illustrazioni, trasformandole in poster? In uno dei miei episodi preferiti di Seinfeld, “The Muffin Tops” (1997) – il ventunesimo dell’ottava stagione, per essere precisi – Elaine concepisce un nuovo business: una pasticceria dedicata esclusivamente alla vendita di croste dei muffin, che del dolce rappresenta la parte più fragrante. Il suo ex-capo Mr. Lippman coglie la palla al balzo e apre il primo negozio, convolgendo Elaine nell’operazione come consulente.
Ecco, le copertine dei libri sono come le croste dei muffin.
Io voglio le copertine.
I libri potete tenerveli. [nota 12]
4. Che cosa succede all'ebook quando viene spinto all'estremo? (reverse)
La transizione dai libri agli ebook è appena cominciata. Oggi ci troviamo nella fase dello “specchietto retrovisore”, per citare un’altra celebre espressione di McLuhan. Secondo McLuhan, i cambi di paradigma tecnologici, l’affacciarsi sulla scena di visioni di mondo radicalmente differenti, l’avvento dei nuovi media etc. si affermano (=> sul piano sociale, commerciale, culturale) solo nella misura in cui l’innovazione che introducono è assimilabile ad elementi familiari, noti, conosciuti. Detto altrimenti: le innovazioni tecnologiche producono effetti destabilizzanti – sul piano epistemologico e cognitivo – e per difenderci, attiviamo automaticamente dei meccanismi di difesa. Accettiamo il futuro solo nella misura in cui lo concepiamo come una mera variazione del presente. Per tanto, il nuovo non è altro che il vecchio sotto mentite spoglie.
Gli esempi si sprecano: il cinema è “teatro su pellicola”. Il videogioco è “cinema interattivo”. L’ebook è “un libro elettronico”. YouTube è “la televisione di internet”. Le interfacce dei computer sfruttano metafore analogiche – e.g., il “desktop”, i “cassetti”, i “documenti”. Si tratta, ovviamente, di escamotage pacchiani, abnormi errori concettuali. Noi tuttavia tolleriamo, anzi, incoraggiamo queste deboli analogie perché non possediamo (ancora) le categorie concettuali adeguate per cogliere lo specifico di un nuovo medium. Per tanto guidiamo (=> verso il futuro, l’inaspettato, l’imprevedibile)con gli occhi rivolti a quello che ci sta dietro (=> il passato, il noto, il prevedibile). Invece di mettere a fuoco quello che si staglia oltre il parabrezza, fissiamo quasi ipnotizzati lo specchietto retrovisore. Analogamente, Kindle ha “successo” solo nella misura in cui replica fedelmente le caratteristiche del libro di carta. Fatichiamo ancora ad immaginare usi radicalmente innovativi del mezzo. Stiamo ancora sperimentando. E sperimenteremo per parecchio tempo.
Spinto alla sue estreme conseguenze, l'ebook diventa una “book app”, un formato/medium ibrido che accorpa testo, suono, fotografie, immagini, video, infografica e interazione. Che ebook e book app siano due piattaforme eterogenee lo attesta il fatto che, nella maggior parte dei casi, la loro fruizione richiede differenti dispositivi (per esempio: tablet, smartphone, computer vs. e-reader). Una book app produce un ambiente visuale iper-stimolante che si rivolge a un pubblico dotato di competenze mediali eterogenee, avvezzo al linguaggio del libro, ma anche a quello del video, della televisione, della fotografia, dell'infografica e del videogame. Ecco un esempio.
Interrogarsi sul futuro del libri significa interrogarsi sul futuro della lettura in quanto tale, come ha suggerito Clive Thompson su WIRED. Dunque, interroghiamoci.
PARTE QUARTA
Ho passato l'estate a bruciare libri. Fuor di metafora, a convertirli in formato digitale, (ri)conquistando spazio prezioso sugli scaffali. Al termine del processo posso serenamente affermare che la carta è finita (in fumo). Viva la carta.
E' da poco disponibile anche negli Stati Uniti il servizio di scannerizzazione dei libri che sta impazzando in Giappone, dove oltre sessanta aziende chiedono in media 2-3 dollari per convertire un intero tomo di carta, inchiostro e colla in un leggerissimo ebook da leggere su iPad, Kindle e altri tablet ed e-reader vari. Come funziona? Il meccanismo è semplicissimo: basta spedire via posta ordinaria i propri libri a una delle aziende che offrono servizi di scannerizzazione, pagare il dazio e ricevere via mail il file digitale qualche giorno dopo. Che fine fanno i volumi di carta? Vengono fatti a pezzi e riciclati, salvo che l'utente desideri conservare l'artefatto fisico, dietro pagamento di un dazio aggiuntivo. Nella maggior parte dei casi, i libri finiscono al macero. Quasi una cremazione. Il corpo si riduce in cenere, ma l'anima del libro - sotto forma di file PDF - vive in eterno. Amen.
Ricordate le profezie di McLuhan su xerografia e libri-come-servizio?
Grazie alla xerografia, il lettore diventa editore. In precedenza, la macchina da scrivere aveva consentito al lettore di diventare scrittore, autore, editore. Qualunque cosa scrivesse era, in un certo senso, pubblicata. Questo ha modificato la forma della scrittura. Gli effetti si sono manifestati sulla forma dei racconti, sulla poesia e sulla narrativa in generale. Ha avuto efetti profondi sull'organizzazione delle energie aziendali. (McLuhan, 1967)
Il futuro del libro fuori e dentro le scuole coincide con la sua trasformazione in servizio. Useremo il telefono, o altri strumenti, per comunicare il nostro interesse per un determinato argomento, per esempio la "storia dell'aritmetica egiziana", e le nostre competenze - un po' di sanscrito, parecchio francese, questo e quello e quindi chiederemo se, "cortesemente, possiamo ricevere le ultime notizie in materia". Nel giro di un'ora circa, riceveremo un pacchetto che contiene gli ultimi studi nell'ambito dell'aritmetica egiziana provenienti da tutte le riviste accademiche del mondo, e personalizzate sulla base delle nostre esigenze e competenze. Xerox rende obsoleta l'idea dei libri di massa, identici per tutti, nonché la pratica di uscire di casa per comprarne uno. Xerox trasforma il libro in un'industria di servizi, fatta su misura, customizzabile. (McLuhan, 1970, enfasi aggiunta)
La xerografia – il vero tormentone della nostra era – inaugura l’era della pubblicazione istantanea. Oggi chiunque può diventare autore e editore. Prendete qualsiasi volume su qualsiasi argomento e createvi la vostra versione personale copiando un capitolo qui e un capitolo lì. Furto istantaneo! (McLuhan, Quentin Fiore, 1967: 122-123)
I servizi di conversione carta-schermo stanno riscuotendo un enorme successo in Giappone per due ragioni fondamentali. In primo luogo, lo spazio fisico - specie negli appartamenti delle grandi città - è estremamente limitato. Ergo, pochi privilegiati possono permettersi una libreria corposa. I dischi fissi e la nuvola, d'altro canto, offrono possibilità di archiviazione quasi infinite. L'interior design vince sempre.
In secondo luogo, il Giappone è una delle nazioni tecnologicamente più ardite e audaci sul fronte della lettura & scrittura digitale. E' qui che sono stati inventati i keitai shousetsu, ovvero romanzi per smartphone e i libri (illustrati e non) da leggere su Nintendo DS. Con l'introduzione di Kindle e iPad, la migrazione carta => schermo si è fatta massiva. D'altra parte, la lentezza con la quale gli editori hanno abbracciato il nuovo paradigma sta spingendo gli utenti a convertire in totale autonomia le proprie librerie. Va da sè che, una volta ridotti in formato digitale i libri diventano facilmente distribuibili su internet, per mezzo di servizi peer-to-peer o siti come Rapidshare, MegaUpload, FileSonic etc. Dopo musica e cinema, l'editoria - un'editoria particolarmente lenta a comprendere lle radicali trasformazioni in atto si ritrova a fare i conti con le conseguenze inaspettate dell'innovazione tecnologica. Distruzione creativa, direbbe Joseph Schumpeter, remixando Karl Marx.
Per esempio, al modico prezzo di un dollaro, 1dollarbookscan (una sussidiaria della nipponica Bookscan, fondata dall'intraprendente ventottenne Yusuke Ohki) converte in formato PDF un centinaio di pagine ed adattandoli per una miriade di piattaforme (tra cui: Apple iPad, iPad2, iPhone3G, iPhone3GS, iPhone4, iPod Touch, HTC Desire,HTC DesireHD, Xperia, Galaxy S,Galaxy Tab, Android smartphones, Android Tablets - presto anche per Amazon Kindle3, Sony Reader PRS-650 e Barnes & Nobles Nook). Oggi Bookscan, insieme a Denshika.com e Scan Honpo domina un mercato che fino a un paio di anni fa non esisteva neppure.
L'utente si sobbarca delle spese di spedizione. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il costo della conversione elettronica è inferiore a quella di un volume Kindle su Amazon (in media $9.99, salvo eccezioni, imposte dai publisher). Gli editori farebbero bene a non sottovalutare il fenomeno: la natura fluida, dinamica dell'ebook restituisce al lettore un potere che la stampa tradizionale gli nega da secoli: quello di diventare, a sua volta, distributore di conoscenza. A costo zero. Dopo tutto, come ci ricorda Stewart Brand, information wants to be free.
Ma la smaterializzazione del libro - la sua trasformazione da atomi a bit attraverso il bookscanning - finisce paradossalmente per vivificarlo. Il processo di scannerizzazione produce una trasformazione sostanziale del volume - che ora diventa navigabile, esplorabile, dinamico. Nel passaggio dalla carta allo schermo, il libro cambia, si evolve. Comprendo, per la prima volta, che il libro di carta è in fondo un cadavere. Statico e inerte, non reagisce ai miei stimoli. Lo accarezzo e lo sfioro, ma le mie azioni non provocano alcuna reazione. Premo il pollice sulle parole, ma quelle non si illuminano, non mi "parlano". Lascio ditate, impronte sulla carta. Nient'altro. Il libro e' morto, si decompone lentamente di fronte ai miei occhi. La sua "aura" è puro fumo negli occhi, il suo "misticismo" mero marketing. Per converso, l'ebook è fluido e reattivo. Risponde alle mie sollecitazioni. L'ebook è vivo. Si lascia "sincronizzare". Si lascia "aggiornare". Leggere i libri di carta è un atto di pura necrofilia. La lettura solitaria di un volume di carta è pura masturbazione. Un atto solitario, che si svolge in silenzio, lontano da occhi indiscreti.
Per converso, la lettura di un ebook è collettiva e altamente partecipativa. Nel febbraio 2011, Amazon ha introdotto https://kindle.amazon.com, un proto-sito di social network letterario per utenti Kindle che possono scambiarsi e condividere insieme appunti e commenti, citazioni e sottolineature dei libri elettronici.
Si tratta di un modo nuovo e originale di condividere parole, scorporando interi paragrafi e pubblicandoli automaticamente & pubblicamente sul sito Kindle di Amazon. Una strategia interessante per socializzare attraverso la parola scritta, costruendo ponti immaginari grazie a hyperlink trasversali. Si va oltre la logica dell'estratto offerto da publisher e testate online. Si va oltre la logica delle raccolte online di citazioni che fanno molto "1995". Kindle è un cavallo di Troia. Amazon punta a creare il vero Face Book, il social network dei libri. Beninteso, siamo solo agli inizi... Nella sua veste attuale (estate 2011), il servizio è molto limitato: non permette agli utenti di scambiarsi e-book nè facilita discussioni di natura letteria come avviene su Goodreads. Ma nonostanti i numerosi limiti, costituisce un enorme passo in avanti rispetto a Shelfari. https://kindle.amazon.com è un'anticipazione, un teaser, uno sguardo rivlto al futuro. E lo stesso vale per il Kindle Cloud Reader, introdotto ad agosto 2011. La versione browser della popolare piattaforma di lettura digitale consente agli utenti di fruire contenuti kindle online, grazie allo standard HTML5. Il Cloud Reader consente inoltre di memorizzare contenuti da leggere offline, in un secondo tempo, come Instapaper. La filosofia di Amazon, un vero e proprio mantra, è "Buy Once, Read Everywhere", ovvero acquista una volta sola, leggi dappertutto. Grazie alla nuvola, le note, gli appunti e le sottolineature dei lettori restano memorizzate ed accessibile per sempre.
Cncludendo, l'evoluzione degli ebook non riguarda tanto formati e tecnologie, quanto nuove modalità di condividere parole e ridefinire il senso e la funzione della lettura. La fine del libro, ha scritto McLuhan, coincide con il tramonto dell'individualismo. L'avvento dell'ebook produce una tribalizzazione della lettura e della scrittura. Un libro, questo, tutto da scrivere.
Matteo Bittanti
Agosto 2011"
NOTE
[1] La simpatica vignetta, tratta da Annie Hall (Woody Allen, 1977), ha ispirato il titolo della recente anti-biografia del teorico canadese firmata da Douglas Coupland, Marshall McLuhan: You Know Nothing of My Work!, tradotta in italiano da ISBN Edizioni con un titolo meno impattante ma a prova di idiota: Marshall McLuhan. Qui potete trovate un estratto.
[2] Per rimediazione s’intende la rappresentazione di un medium in un altro medium, ovvero l'utilizzo di alcune caratteristiche tipiche di un medium all'interno di un altro. Per ulteriori informazioni, cfr.Bolter & Grusin, 1999.
[3] Si noti che risalgono allo stesso periodo gli esperimenti di cut-up di William Burroughs: il cut-&-paste che conosciamo oggi, il taglia-e-incolla digitale, era dietro l’angolo...
[4] Il saggio "The Future of the Book" e disponibile in lingua inglese nel volume curato da Stephanie McLuhan e David Staines, Understanding Me. Lectures and Interviews (2003).
[5] A questo proposito, cfr. Theodora Bosanquet, Henry James at Work, Ann Arbor: University of Michigan Press, 2007 e Darren Wershler-Henry, The Iron Whim: A Fragmented History of Typewriting, Itaca, NY: Cornell University Press, 2007.
[6] Quasi una parafrasi della celebre affermazione di Winston Churchill secondo la quale “Noi plasmiamo edifici i quali a loro vlta ci plasmano”. L’architettura, dopo tutto, è una tecnologia.
[7] Come in questo caso – le origini di questo saggio sono peripatetiche.
[8] In originale: “direct brain-printing of books and data”.
[9] Per ulteriori informazioni, cfr. Espen J. Aarseth, Cybertext: Perspectives on Ergodic Literature, Johns Hopkins University Press, 1997.
[10] A San Francisco, tra il 2009 e il 2010 hanno chiuso, in rapida successione, Virgin Megastore e Cody’s Books, due istituzioni. Non saranno le uniche a scomparire. Le edicole, nel frattempo, non esistono più. Da tempo immemore.
[11] L’apparente tautologia non disturba minimamente Kevin Kelly, uno dei massimi esponenti del determinismo tecnologico della nostra era.
[12] L'operazione commerciale di Elaine non ha successo, per motivi che, com'e lecito attendersi da una serie geniale come Seinfeld, degenerano nell'assurdo. Tuttavia, nella vita "reale" un'idea altrettanto balzana - un'intera catena di pasticcerie specializzate nella vendita di cupcakes - è diventata un colosso multimilionario negli Stati Uniti.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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