La politica dei videogiochi: il caso del Brasile
Matteo Bittanti
Università IULM
2 dicembre 2022
TRASCRIZIONE
Buongiorno a tutti,
Il mio nome è Matteo Bittanti e sono Professore Associato in Media Studies all’Università IULM di Milano. In questa breve presentazione vorrei portare alla vostra attenzione alcuni aspetti della relazione tra politica e videogiochi.
Lo stretto connubio tra la comunità gamer americana e l’estrema destra, orchestrata da Steve Bannon e culminata con la vittoria di Donald J. Trump alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e al successivo tentativo di insurrezione violenta al Campidoglio il 6 gennaio 2021 - per tacere degli innumerevoli episodi di violenza politica commessi prima e dopo il fatidico evento - è stata documentata in modo dettagliato in Game Over e Reset. Meno nota - ma parimenti significativa - è la stretta relazione tra la comunità gamer brasiliana e l’estrema destra, culminata con la vittoria alle elezioni presidenziali del 2018 di Jair Bolsonaro.
Prima di addentrarmi nella discussione, vorrei condividere questo breve video.
Il filmato, pubblicato su YouTube nel 2018, è stato visualizzato centinaia di migliaia di volte: mostra un giocatore di mezza età che indossa il caschetto di realtà virtuale di Sony PlayStation e, sporgendosi in avanti, spara colpi a ripetizione con il suo fucile di plastica a raggi luminosi contro i nemici sullo schermo. Il videogioco in questione è Farpoint (Sony Interactive Entertainment, 2017.). Sopra il televisore, si nota l’immagine di una rivoltella incorniciata. La sparatoria è interrotta bruscamente dal fuoco di ritorno degli avversari. Lo schermo si tinge di rosso cremisi. Il giocatore emette un sospiro di frustrazione. Game over.
Il gamer della situazione non è uno streamer popolare né uno youtuber di successo. Il giocatore di mezza età con caschetto e fucile di plastica è l’ex-presidente Jair Bolsonaro, allora alla guida del governo brasiliano. Ciò che ho appena mostrato è un esempio di ludicizzazione della politica, un fenomeno descritto nel volume Reset, che consiste nella convergenza tra ideologia e videogioco, “impegno” e “disimpegno”, attivismo e interattività. Per chi non lo sapesse, il leader criptofascista ha goduto del pieno supporto della comunità gamer brasiliana che ha contribuito in modo significativo alla sua vittoria nel 2018. Tuttavia, le cose non sono andate altrettanto bene per Bolsonaro nel 2022: le successive elezioni presidenziali hanno infatti decretato la vittoria del candidato rivale, Luiz Inácio Lula da Silva.
In questa breve presentazione, vorrei illustrare alcuni aspetti chiave.
In primo luogo, il fatto che un uomo di mezza età che spara agli alieni sullo schermo con una pistola a raggi luminosi abbia goduto del sostegno entusiastico della comunità gamer brasiliana - circa 21,5 milioni di giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni secondo il Tribunale Elettorale Superiore (TSE) - non è un’anomalia, giacché sul piano ideologico, le due fazioni sono perfettamente allineate. Per comprendere le implicazioni del fenomeno è utile ripercorrere brevemente l’evoluzione del videogioco in Brasile. Lo splendido volume di Phillip Penix-Tadsen, pubblicato nel 2016 da MIT Press fornisce risorse utili. In questa sede mi limito a riassumere alcuni aspetti clou.
È utile ricordare che il settore del gaming brasiliano è cresciuto considerevolmente negli ultimi decenni: oggi rappresenta una delle realtà più significative nel contesto dell’America Latina. Il Brasile ospita la quinta popolazione mondiale di giocatori. Tuttavia, nel periodo della dittatura militare tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, una legge governativa aveva impedito l’importazione di videogiochi. Nonostante i divieti, le misure restrittive e gli embargo, il "divertimento elettronico" è arrivato in Brasile in forma “non ufficiale”, ovvero grazie alla pirateria e ai bootleg. I giocatori brasiliani acquistavano cartucce pirata contrabbandate dal Paraguay. Il fenomeno prevedeva un vero e proprio processo di contraffazione. Per esempio, il celebre gioco di calcio di Konami, Pro Evolution Soccer, è noto in Brasile come Bomba Patch. Ancora oggi, un’attiva comunità di appassionati modifica e aggiorna la simulazione calcistica a cadenza annuale, per offrire al pubblico squadre, stadi, statistiche e divise personalizzate per il campionato brasiliano.
In breve, la diffusione del medium videoludico in Brasile è stata accompagnata dall’emergere di una cultura autoctona del game development, che, come in Italia, si è inizialmente limitata a copiare/clonare prodotti esteri, ovverosia a produrre versioni analoghe senza particolare riserve per quanto concerne i diritti di proprietà intellettuale. Questi veri e propri plagi digitali hanno tuttavia consentito ai programmatori in erba di sviluppare uno spiccato know-how. In secondo luogo, ha generato una situazione peculiare che presenta caratteristiche insieme avveniristiche e anacronistiche. Per esempio: nel 1987, il produttore giapponese di console Sega ha stretto un accordo con TecToy, un’azienda brasiliana di giocattoli per produrre una versione ad hoc del Master System (3), che nel 2016 ha venduto ben 8 milioni di unità, una cifra impressionante. Le console Sega sono ormai obsolete nella maggior parte del mondo, ma in Brasile continuano ad appassionare milioni di utenti.
Il boom consumistico degli anni Duemila ha accelerato la penetrazione e la popolarità del gaming all’interno della società brasiliana, anche se il fenomeno ha riguardato principalmente le classi più abbienti. È in questa fase che possiamo individuare la nascita della moderna cultura gamer brasiliana. Questo milieu, caratterizzato da un significativo capitale economico, era - ed è - prevalentemente bianco e maschio. Come nel caso della cultura gamer statunitense, quella brasiliana è caratterizzata da ciò che i sociologi definiscono mascolinità geek - il fenomeno è ampiamente discusso in Game Over. Si tratta di una sottocultura in larga parte omogenea e coesa, dominata da valori normativi quali l’iper-mascolinità, la competizione sfrenata, l’etero-sessualità normativa, l’umorismo dissacrante, il bullismo e il suprematismo bianco. Come negli Stati Uniti, tuttavia, la situazione è mutata a partire negli anni Dieci del Ventunesimo secolo, quando una nuova generazione ha promosso una concezione del gaming più progressista e diversificata, inclusiva e tollerante. Com’era prevedibile, la reazione dei gamer brasiliani “tradizionali” è stata tutt’altro che entusiastica.
Riassumendo, la sfera del gaming è stata a lungo considerata appannaggio esclusivo del tipico adolescente bianco appartenente a una classe sociale medio-alta. Questo fenomeno non è esclusivo del videogioco ma concerne anche il gioco video e il settore del live streaming in particolare. Alla luce della natura reazionaria della comunità gamer brasiliana, non deve dunque sorprendere che i proclami tossici dell’estrema destra che promettevano di “ripristinare le tradizioni” - o quanto meno garantire il mantenimento dello status quo - abbiano attecchito rapidamente. La comunità dei videogiocatori, tradizionalmente opposta al mainstream e chiusa su se stessa, ha accolto con entusiasmo i messaggi razzisti, omofobi e misogini di Bolsonaro. Inoltre, il fatto che una comunità tradizionalmente marginalizzata e ridicolizzata dai normie sia stata presa sul serio nientemeno che da un candidato alla Presidenza ha finito per imbaldanzire i membri più spregiudicati.
In occasione delle elezioni presidenziali del 2018, la comunità gamer ha sostenuto in modo pressoché uniforme Bolsonaro, che si è aggiudicato la vittoria con oltre il 55% dei voti complessivi. Questo supporto è stato confermato e documentato, tra gli altri, dal Centro di Etnografia Urbana che fa parte della Scuola di Sociologia e Politica dell’Università di São Paulo. I ricercatori brasiliani hanno condotto una ricerca intitolata “Quem são e no que acreditam os eleitores de Jair Bolsonaro” (Chi sono e in cosa credono gli elettori di Jair Bolsonaro) per individuare i gruppi sociali che hanno supportato il candidato di estrema destra nel 2018. Dei sedici gruppi indicati nello studio, uno dei più importanti riunisce “Nerds, Gamers, Hackers e Haters”, termini spesso usati in modo intercambiabile, come ha spiegato Isabela Kalil, un'antropologa che ha intervistato oltre 1.000 soggetti di destra nel periodo antecedente alle elezioni del 2018. Come ha concluso Kalil, “Il profilo medio di questi soggetti conservatori indica un individuo che frequenta un numero ridotto di forum, gioca a videogiochi online e segue assiduamente spazi dedicati alla cultura pop in cui prevalgono discorsi tradizionalisti e intolleranti su specifici personaggi del mondo dei videogiochi, dei fumetti e del cinema”. Gli studiosi hanno concluso che la fazione dei Nerds, Gamers, Hackers e Haters “è stata tra le più importanti nel promuovere e diffondere l’immagine di Bolsonaro in fase di campagna elettorale e ha contribuito notevolmente alla sua attuale popolarità”. Questo raggruppamento formato da nerd, gamer e hacker di destra comprende anche la figura del “bolsomito” (crasi di Bolsonaro e mito), un supporter indefesso dedito alla produzione e diffusione sui social media "di meme incentrati sul candidato, spesso accompagnati da uno stile irriverente e dissacrante”, nonché come vedremo, di videogiochi. Kalil aggiunge che questa tipologia di sostenitore o simpatizzante del bolsonarismo agisce “generalmente in modo organizzato e spesso produce o partecipa a campagne di molestie online contro figure progressiste, femministe, lesbiche e gay”, seguendo il modello della campagna Gamergate, “un tentativo coordinato e continuativo di impedire la partecipazione delle donne ai videogiochi e alle piattaforme di gioco online”. Ulteriori dettagli sul fenomeno #Gamergate sono disponibili in Game Over.
È esattamente questo il gruppo che Bolsonaro ha personalmente corteggiato, aizzando e istigando i propri supporter con una serie di affermazioni spesso violente durante i più popolari talk show, dichiarandosi tra le altre cose a favore della tortura e della repressione delle voci dissenzienti. Ben prima della vittoria politica nel 2018, Bolsonaro poteva contare sul sostegno pressoché totale della comunità gamer, grazie anche ai messaggi di apprezzamento rivolti ai giocatori sui social media, puntualmente ripresi e ripubblicati dai seguaci in estasi per questa forma di legittimazione. In realtà, sorprende la memoria a breve termine dei gamer, alla luce del fatto che prima di candidarsi alle elezioni, Bolsonaro aveva apertamente criticato i videogiochi, giudicandoli un’immane perdita di tempo. Ma come era successo negli Stati Uniti con il voltagabbana di Milo Yiannopoulos che dopo aver sbeffeggiato i gamer per mesi era diventato il loro paladino durante la campagna #Gamergate orchestrata da Steve Bannon, Bolsonaro aveva compreso la necessità di sedurre e mobilitare la compagine gamer, la cui presenza, attività e influenza online è significativa. Come ha osservato lo scrittore e giornalista Pedro Zambarda (Drops de Jogos, Geração Gamer), “è indubbio che la cultura gamer è strumentale alla crescita di Bolsonaro” giacché in questo ambiente “il discorso ideologico del presidente passa quasi inosservato, come una cosa naturale”, in quanto si svolge in uno spazio virtuale abitualmente abitato da giovani appartenenti a ceti sociali ad alto potere d'acquisto e la cui predisposizione a un insieme di posizioni conservatrici è sistematicamente rafforzata dalla narrazione e dalle tematiche dei videogiochi stessi – eroi mercenari e militarizzati, cavalieri con spadone e armatura e altri personaggi spinti dal desiderio di vendetta o di salvare la donna che amano - un tropo noto come “damigella in pericolo”, pervasivo nei videogiochi, come dimostrato dall'attivista e blogger canadese Anita Sarkeesian nella serie Tropes vs. Women in Videogames.
Una volta vinte le elezioni, tuttavia, la relazione tra i gamer e il presidente si è progressivamente raffreddata. I primi a esprimere una certa disillusione sono stati i più popolari influencer videoludici che hanno accusato Bolsonaro di non aver mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale. Il supporto dei gamer, infatti, non era incondizionato. I gamer avevano richiesto a gran voce la riduzione delle tasse d’importazione di console, videogiochi e accessori, tra le più alte in America Latina. Da parte sua, Bolsonaro aveva accolto la richiesta, promettendo un miglioramento significativo nientemeno che a uno dei più popolari atleti nel settore degli eSports, Gabriel Toledo in arte FalleN, campione di Counter-Strike.
La videochiamata con FalleN - così come il video in cui Bolsonaro sparava allo schermo - ha goduto di una popolarità virale nell’estate del 2019. Il campione di eSports l’ha diffusa online con il beneplacito del politico. I suoi fanboy - oltre un milione di gamer - sono andati in delirio. Un altro celebre giocatore di eSports noto per i suoi exploit a Counter-Strike: Global Offensive, Alexandre Borba Chiqueta detto "gAuLeS", è tra i più eloquenti supporter del Presidente di estrema destra. I meme che ritraggono Bolsonaro come personaggio del noto sparatutto sono letteralmente esplosi.
Tuttavia, la promessa del Presidente non è stata mantenuta: la pressione fiscale è rimasta elevata e la difficoltà nel reperire console come PlayStation 5 dovuta a istanze logistiche e produttive in parte slegate da questioni politiche è stata giudicata dai gamer come un fallimento. In seguito al declino dell’economia brasiliana e alla svalutazione della moneta locale, i promessi tagli hanno avuto effetti limitati. A scanso di equivoci, va ricordato che Bolsonaro ha effettivamente ridotto la cosiddetta tassa IPI sulle console per videogiochi annunciando nell’ottobre 2020 su Twitter i seguenti tagli “Dal 40% al 30%: console e macchine da gioco; dal 32% al 22%: parti e accessori per console; dal 16% al 6%: dispositivi videoludici con schermo incorporato, portatili o meno”. L’annuncio era stato ripreso e amplificato da uno dei più importanti canali dedicati ai gamer brasiliani su YouTube, Gameplayrj che conta 8,2 milioni di iscritti sulla piattaforma, altri 725 mila su Twitter e altri 338mila su Instagram. Il celebre YouTuber Gustavo Sanches, in arte Davy Jones, ha realizzato un video per celebrare l’iniziativa che ha superato le 404.574 visualizzazioni e ha racimolato oltre 71 mila “likes”. Ma l’entusiasmo è durato poco: altri gamer hanno giudicato l’iniziativa troppo limitata per sortire effetti concreti e duraturi: Sony ha ridotto di circa 60 dollari il prezzo al pubblico di PlayStation 5, un’inezia rispetto a un prodotto che costa all’incirca mille dollari. In altre parole, la montagna ha partorito un topolino.
Inoltre, la reazione di una parte dei gamer, specie su YouTube e Twitch, si è fatta più esplicitamente critica in seguito all’incapacità del governo Bolsonaro di gestire la pandemia di Covid-19 in modo efficace. Com'è noto, il Brasile è una delle nazioni mondiali con il più alto tasso di mortalità in relazione alla popolazione. La posizione di Bolsonaro, che ha minimizzato la letalità del virus seguendo l’esempio del collega americano Trump - invitando i suoi concittadini a smettere di lamentarsi e a ignorare i vaccini - non è stata accolta positivamente. Persino FalleN, che come abbiamo visto era uno dei più entusiastici sostenitori di Bolsonaro, ha successivamente criticato la strategia sanitaria del presidente, come riporta Eduardo Moura su Folhia de San Paulo.
Va inoltre segnalato che voci precedentemente marginalizzate nell’altrimenti omogenea e generalmente tossica comunità gamer brasiliana stanno acquistando maggiore visibilità. Si tratta di soggetti che esulano dal modello dominante, il tipico maschio adolescente conservatore e reazionario. L’emergere del gamer anti-fascista è allo stadio larvale, ma rappresenta un fenomeno significativo nel contesto del gaming indipendente. Temi legati all’immigrazione, al gender e al consumo di sostanze stupefacenti - tradizionalmente ignorati dalle produzioni mainstream e triple AAA o trattati in modo macchiettistico - stanno acquistano visibilità all'interno delle produzioni indie Made in Brazil. Tuttavia, nell’immaginario brasiliano, il centro-sinistra è tradizionalmente associato alla burocrazia e alla pressione fiscale, così come ai temi della giustizia sociale, valori che i gamer detestano. Ergo, il limitato supporto al “traditore” Bolsonaro durante le elezioni del 2022 non si è tradotto in un sostegno per il "nemico" Lula, bensì nella mera astensione.
La ludicizzazione della politica brasiliana è evidente anche in una cospicua produzione videologica che indica il fenomeno convergente della politicizzazione del videogioco. Per esempio, nell’autunno del 2020, un videogioco sviluppato da un piccolo studio brasiliano ha conosciuto un’improvvisa popolarità. Intitolato Kandidatos (Shaikonina Games, 2020), è un picchiaduro che prevede combattimenti corpo a corpo tra politici brasiliani, tra cui “Bolsonaryo”, versione digitale di Jair Bolsonaro, e “Lulo”, una copia carbone dell’ex (e attuale) presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Grafica rudimentale e rock sinfonico accompagnano i grugniti, i pugni e i calci dei vari lottatori. Sviluppato da Gabriel Nunes, Kandidatos è stato scaricato da su Steam e su Google Store oltre 50 mila volte nella prima settimana al prezzo di vendita di 99 centesimi. Nel giro di pochi mesi, il videogioco di Nunes ha superato le 200 mila copie vendute grazie all’incessante tam tam degli YouTuber. Kandidatos è stato immediatamente seguito da una versione racing che emula le caratteristiche del best-seller Nintendo Super Mario Kart e che, non a caso, s’intitola Kandidatos Kart. Il successo del videogioco politico Kandidatos non rappresenta un’anomalia. Negli ultimi anni, sono stati pubblicati per piattaforme mobili circa una dozzina di giochi indipendenti che sbeffeggiano la "casta" brasiliana. Oggi il 96% dei giocatori brasiliani gioca soprattutto su dispositivi mobili. Gli smartphone, a loro volta, sono ideale per versioni interattive di meme che possono diventare virali sulle applicazioni di messaggistica come WhatsApp, utilizzata da ben 120 milioni di brasiliani, pari al 56% della popolazione. Ben prima di Kandidatos, Bolsomito 2K18 (2018) aveva riscosso un grande successo tra i gamer. Pubblicato durante la campagna elettorale culminata con la vittoria di Bolsonaro, il videogioco è interpretato da una versione per così dire fantastica del candidato di estrema destra, “un cittadino onesto che ne ha abbastanza della crescente corruzione e dell'immoralità”. Nel gioco, l’avatar di Bolsonaro picchia manifestanti neri e omosessuali. Il publisher, BS Studio, lo descrive su Steam in questi termini:
Il gioco si ispira all'attuale clima politico brasiliano e ha come protagonista un cittadino onesto che ne ha abbastanza della crescente corruzione e immoralità che affligge la sua società. Il suo obiettivo primario è sbarazzarsi dei capi dell'Armata Rossa, responsabili dell'alienazione e dell'indottrinamento di gran parte della nazione per convincerla a difendere e combattere per le loro orrende cause. Tuttavia, per raggiungere i capi dell'organizzazione, Bolsomito dovrà affrontare molti gruppi diversi la cui missione una volta era proteggere il popolo, ma ora non sono altro che marionette controllate dall'Armata Rossa.
La discriminazione sottesa alle meccaniche di Bolsomito 2K18 non è passato inosservata: i procuratori hanno aperto un’indagine nei confronti dei suoi creatori. Tuttavia, il prodotto non è stato ritirato dal mercato ed è tuttora in vendita su Steam.
A proposito di retrogaming e di estetiche vintage, si noti che lo stesso Lula aveva strizzato l’occhio ai gamer nel 2018, diffondendo un video nel quale omaggiava i videogiochi delle origini e, in particolare, Pitfall, un classico di Atari dei primi anni Ottanta. Al posto dell’intrepido esploratore, un Lula pixellato dribbla ostacoli come giudici-coccodrillo che tentano di sbranarlo. A differenza dell’originale - e dei tradizionali platform game nei quali il concetto di progresso e di movimento a destra sono congruenti - qui il protagonista procede verso sinistra. Seppur apprezzato da migliaia di sostenitori, il video di Lula non ha conosciuto la diffusione virale del Bolsonaro sparacchino. Del resto, la scelta di privilegiare un’estetica rudimentale come quella di Pitfall, mal si accompagna al tecno-feticismo della cultura gamer contemporanea. Lo stesso Bolsonaro ha stuzzicato la passione dei retrogamer riciclando la colonna sonora di Sonic The Hedgehog per un video promozionale nel 2019. Vediamo una breve clip di un fanboy in estasi caricata su YouTube, “Bolsonaro é mais gamer do que você, ta ok?” che a oggi ha totalizzato oltre 131 mila visualizzazioni e poco meno di 22 mila “likes”.
Anche se Lula ha vinto le elezioni nel 2022 senza il supporto dei gamer, i politici di sinistra più giovani hanno ben presente la funzione strategica del videogioco in materia politica. Mentre in Italia, l’ex ministro Carlo Calenda si scagliava contro Grand Theft Auto accusandolo di aver affondato la cultura occidentale, l’allora candidato al ruolo di sindaco di São Paulo, Guilherme Boulos sewguiva l’esempio di Alexandria Ocasio-Cortez, deputata democratica negli Stati Uniti, partecipando a una sessione di live-streaming di Among Us, un videogioco multiplayer ambientato nello spazio che - come ho discusso altrove - è un’efficace metafora dell’agone politico. Nel 2020, Boulos è stato seguito da quasi mezzo milione di persone. Il successo ha spinto gli sviluppatori del popolare Políticos Memes Kombat - un altro picchiaduro sulla falsariga di Kandidatos - ad aggiungere Boulos alla rosa dei combattenti. Introdotto poco prima delle elezioni presidenziali del 2022, Políticos Memes Kombat è stato scaricato da centinaia di migliaia di giocatori in Brasile e all’estero. Questo picchiaduro satirico è ricco di riferimenti alle posizioni religiose, morali e politiche dei candidati.
La situazione videoludica brasiliana è molto istruttiva perché se da un lato presenta numerose affinità con quella statunitense in materia di cultura gamer, dall’altra offre alcuni spunti di riflessione per l’evoluzione della relazione tra politica e videogiochi, il tema portante del progetto Reset. Come ha concluso Thiago Falcão, professore associato del corso Digital Media, coordinatore del Graduate Program in Communication presso l’Università Federale del Paraíba (UFPB) e del Laboratorio di Ricerca in Media, Spettacolo e Società (Lens), “Il mondo dei videogiochi è una delle sottoculture più strettamente allineate all’ideologia dell’estrema destra. La gente liquida i videogiochi come una sciocchezza. In realtà, sono una bomba a orologeria”.
Riferimenti bibliografici
Henrique Araújo, Como o mundo dos games virou arma nas mãos de Bolsonaro, in “OPOVO+”, 13 maggio 2021. URL
Rodolfo Costa, Podcasts, gamers, Fies: as estratégias de Bolsonaro para conquistar o voto jovem, in “Gazeta do Povo”, 12 agosto 2022. URL
Eduardo Moura, Bolsonaro Loses Support among Video Gamers, One of His Most Solid Support Bases since The Beginning , in “Folhia de San Paulo”; 19 luglio 2021. URL
Senza autore, Video games involving politicians have gone viral in Brazil, in “The Economist” 8 gennaio 2022. URL
Phillip Penix-Tadsen, Cultural Code. Video Games and Latin America, MIT Press, Cambridge, Massachusetts, 2016. URL
Videografia
Sidão do Game, BOLSONARO É MAIS GAMER DO QUE VOCÊ, TA OK?, YouTube, 27 febbraio 2019
Gustavo Sanches, BOLSONARO anuncia DIMINUIÇÃO no IMPOSTO nos games, YouTube, 27 ottobre 2020
Ludografia
Among Us, Innersloth, 2018
Bolsomito 2K18, BS Studio, 2018
Farpoint, Sony Interactive Entertainment, 2017
Kandidatos, Shaikonina Games, 2020
Kandidatos Kart, Shaikonina Games, 2020
Políticos Memes Kombat, Treta Studios, 2021
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