Charlie Chaplin, Il grande dittatore, 1931
Nella pregevole traduzione di Valerio Cianci del libro di Alfie Bown, The PlayStation Dreamworld (in italiano, Il sogno videoludico, Luiss University Press, 2022), si è opportunamente resa l'espressione originale "Hollywood Left" come "sinistra hollywoodiana" (p. 79) e sarebbe stata altrettanto corretta la dicitura "l'Hollywood di sinistra". Tuttavia, il (bravissimo) traduttore ha inserito in nota una precisazione che in realtà presenta delle inesattezze.
Nello specifico, Cianci scrive:
*“Hollywood Left”: espressione quasi priva di occorrenze anche in lingua originale (dà, in confronto, più risultati la formulazione “left of Hollywood”), quindi forse di conio dell’autore. Il riferimento è tanto politico quanto geografico, riconducibile all’espressione “left coast” con cui negli Stati Uniti ci si riferisce all’insieme di Stati concentrati nella zona della West Coast (fra cui la California) a grande maggioranza democratica. Nel paragone istituito dall’autore fra Giappone e Stati Uniti, la produzione del videogioco si colloca anche geograficamente alla sinistra (a ovest) rispetto al riferimento californiano. [N.d.T.]
Tale precisazione contiene due inesattezze.
In primo luogo, l'espressione "Hollywood Left" non è stata coniata da Bown. Non è esoterica né rara nei film studies. Al contrario, ha una lunga tradizione nel contesto accademico ed è oggetto di numerose trattazioni, tra cui la più famosa è senza dubbio Hollywood Left and Right. How Movie Stars Shaped American Politics dello storico cinematografico Steven J. Ross, pubblicata da Oxford University Press nel 2011. Tuttavia, uno degli studi fondamentali sull'argomento, intitolato The Hollywood Left: Aesthetics and Politics, porta la firma di Paul Buhle e risale addirittura al 1995 quando è apparso sulle pagine di New Left Review. Le ricerche di Buhle sono poi confluite in un'opera importante come Radical Hollywood: The Untold Story Behind America's Favorite Movie (The New Press, 2002), scritto in collaborazione con David Wagner, considerato il primo resoconto completo sulla sinistra hollywoodiana. Nel 2001, i due autori avevano pubblicato un'eccellente opera intitolata A Very Dangerous Citizen: Abraham Lincoln Polonsky and the Hollywood Left, grazie ai tipi della University of California Press, quasi un prequel.
Il termine "sinistra hollywoodiana" si riferisce a una percezione di allineamento politico o di influenza di individui orientati a sinistra all'interno dell'industria cinematografica americana mainstream, solitamente identificata come "Hollywood". È spesso usato per descrivere attori, registi, produttori e altre figure del settore che esprimono pubblicamente opinioni progressiste su questioni sociali e politiche. La sinistra hollywoodiana è emersa come forza di spicco nel corso del XX secolo, quando figure come Charlie Chaplin, Orson Welles e altri hanno usato le loro piattaforme per sostenere cause di giustizia sociale e criticare le ideologie politiche dominanti. Nei decenni successivi, molti attori e registi hanno continuato a usare il loro status di celebrità per sostenere varie cause e candidati allineati con le ideologie progressiste e liberal. In particolare, la Hollywood Left è stata associata a temi come i diritti civili, l'attivismo ambientale, i diritti LGBTQ+, il femminismo e l'opposizione alla guerra. Gli attori e le celebrità che si identificano con la sinistra hollywoodiana usano spesso la loro fama e le loro piattaforme pubbliche per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi e promuovere il cambiamento sociale. In questa sede non è opportuno dilungarsi sull'argomento della Hollywood Left in sé, ma è importante chiarire il senso del messaggio di Bown.
Nella pagine centrali del suo libro Il sogno videoludico, lo studioso britannico propone un confronto tra il cinema e il videogioco, ivi intesi come agenti ideologici e non semplicemente come espressioni industriali, estetiche, linguistiche o mediali. Non a caso, in Hollywood Left and Right, Ross illustra la poderosa influenza politica di Hollywood all'interno della società americana, dimostrando che l'impegno politico dell'industria cinematografica è stato più lungo, profondo e variegato di quanto si possa immaginare. In particolare, Ross smentisce la comune convinzione che Hollywood sia sempre stato un baluardo del liberalismo. La verità, infatti, è più complessa. Innanzitutto, Hollywood ha una storia più ricca di politiche conservative e reazionarie rispetto al liberalismo, figuriamoci rispetto alla "sinistra". Lo attestano figure popolari che supportano esplicitamente ideologie di destra ed estrema destra come Ronald Reagan, Charlton Easton, John Wayne, Arnold Schwarzenegger, Clint Eastwood, Gary Cooper, Robert Duvall, Kurt Russell, Mark Walhberg, James Caan, Cary Grant, James Stewart, Dennis Hopper, Sylvester Stallone, Mel Gibson, Adam Sandler, Denzel Washington, Tom Selleck, William Holden, Chuck Norris, James Woods, Clark Gable, Joe Pesci, Leslie Nielsen, Rob Lowe, Dennis Hopper, Gary Sinise, Dennis Quaid, Andy Garcia, James Cagney, Bruce Willis, Frank Sinatra, Shirley Temple, Scott Baio, Danny Aiello, Dick Powell, Vince Vaughn, Bob Hope, Jon Voight, Adam Baldwin, Stephen Baldwin, solo per fare qualche nome. In secondo luogo - e questo è ancora più sorprendente - mentre la cosiddetta sinistra hollywoodiana è stata spesso più vocale e visibile, la destra ha indubbiamente avuto un impatto maggiore sulla vita politica americana, conquistando tra le altre cose un seggio al Senato (Murphy), la carica di governatore (Schwarzenegger) e persino la presidenza (Reagan, già governatore della California). In breve, Ross ridimensiona l'enfasi sulla Hollywood Left celebrata da Buhle e Wagner, dimostrando come la "Hollywood Right" sia in realtà più incisiva e politicamente influente.
Allo stesso modo, la percezione diffusa che l'industria dei videogiochi sia progressista - che sia cioè un baluardo del liberalismo - non è supportata da evidenze empiriche. Infatti, come abbiamo documentato in Game over. Critica della ragione videoludica (2020) e Reset. Politica e videogiochi (2023), l'industria del gaming e la cultura gamer hanno prodotto - tra le altre cose - GamerGate, Palmer Luckey, Donald Trump, il tentativo di insurrezione con la presa del Campidoglio nel gennaio 2021 e, nei casi più estremi, un nuovo tipo di terrorismo eversivo di matrice videoludica. Sulle pagine di Jacobin, Ian Williams ci ricorda che il gamer è un soggetto insicuro, incompleto e deficitario che cerca di rimediare alle mancanze personali - reali o percepite - tramite il surrogato videoludico. Il videogioco, dunque, svolge una funzione compensativa sul piano psicologico e ideologico.
In breve, l'industria mainstream del videogioco e la cultura gamer sono di destra/estrema destra.
Condividiamo pertanto la posizione di Bown secondo cui:
Le forme di godimento che troviamo nel mondo onirico dei videogiochi tendono a supportare valori tradizionalisti e reazionari, che, a loro volta, supportano il nucleo valoriale del capitalismo contemporaneo o contribuiscono a portare quegli stessi valori ancora più a destra. Non tanto perché la struttura dei videogiochi è, di per sé, inerentemente reazionaria e conservatrice, quanto perché il mondo onirico riflette o addirittura prevede le tendenze politiche e sociali a venire. (p. 86)
Altrove lo stesso Bown (2018) aveva scritto:
i videogiochi attraggono i giocatori di destra perché promuovono messaggi di destra e producono gratificazioni di destra e, cosa più preoccupante, spingono i giocatori apolitici ad accogliere idee di destra.
Infine, nella nota a piè pagina, Cianci iscrive che Bown avrebbe istituito un paragone fra Giappone e Stati Uniti. Si legge infatti: "la produzione del videogioco si colloca anche geograficamente alla sinistra (a ovest) rispetto al riferimento californiano". Tuttavia, la formulazione è ambigua perché non è chiaro come il Giappone possa essere considerato "alla sinistra" (a ovest) della California, poiché, nella prospettiva eurocentrica e occidentale, il Giappone è comunemente identificato come "a est" (dunque a destra?). Si pensi all'uso diffuso dell'espressione "Far-East" (Estremo Oriente) per indicare il Giappone. Forse il Giappone si colloca a Ovest di Paperino... In realtà, Bown utilizza il termine "Hollywood Left" non in termini geografici come suggerisce Cianci ("alla sinistra di Hollywood"/"Left of Hollywood"), bensì in senso squisitamente ideologico: si riferisce alla summenzionata influenza sulla società americana di un certo cinema mainstream (leggi, hollywodiano) "di sinistra".
Detto questo, ci tengo a precisare che le altre note a pié pagina di Cianci sono fulminanti e argute, come quella a pagina 87 quando fa notare un'espressione invero poco felice dello stesso Bown, morally ethical:
Mantengo inalterata la formulazione dell’originale “morally ethical” nonostante sembri etimologicamente pleonastica e filosoficamente contraddittoria [N.d.T].
Ineccepibile.
Matteo Bittanti
Bittanti M. (a cura di), Reset. Politica e videogiochi, Mimesis Edizioni, Milano 2023.
Bittanti M. (a cura di), Game Over. Critica della ragione videoludica, Mimesis Edizioni, Milano 2020.
Bown A., Il sogno videoludico, Luiss University Press, Roma 2022.
Bown A, How video games are fuelling the rise of the far right, The Guardian, 12 marzo 2018 .
Buhle P., "The Hollywood Left: Aesthetics and Politics", The New Left Review, n. 212, July/August 1995.
Buhle P., Wagner D., Radical Hollywood: The Untold Story Behind America's Favorite Movie, The New Press, New York 2002
Buhle P., Wagner D., A Very Dangerous Citizen: Abraham Lincoln Polonsky and the Hollywood Left, University of California Press, Berkely, California 2001.
Ross S. J., Hollywood Left and Right. How Movie Stars Shaped American Politics, Oxford University Press, Oxford, 2011.
Williams I., Death to the Gamer, Jacobin, 2 settembre 2014.
Per approfondire
Critica della ragione videoludica