Questo saggio è un'anticipazione di Orizzonti di Forza. Fenomenologia della guida videoludica (2015) di Matteo Bittanti, pubblicato dalle Edizioni Unicopli di Milano nella collana LUDOLOGICA. Videogames d'Autore.
PRESENTAZIONE
SAGGIO
I fantasmi nella macchina
Un post-mortem di Orizzonti di Forza
Matteo Bittanti
Alcune domande a cui tento di rispondere attraverso Orizzonti di Forza sono: Perché il racing game, oggi? Cosa vuol dire giocare a guidare? Chi simula lo spostamento in automobile?
In breve: qual è il metodo ermeneutico più appropriato per comprendere il gioco di corsa?
Al termine di un lungo viaggio, dopo aver parlato con centinaia di giocatori, online e offline, ho concluso che l’appeal della guida simulata è sintomatico di un fenomeno complesso che trascende la sfera puramente ludica e che presenta implicazioni sociali, culturali, economiche ed estetiche.
Per molti, la simulazione della guida rappresenta un’alternativa rispetto alla “cosa reale”. Detto altrimenti, Forza Horizon, Gran Turismo, Need for Speed et similia suppliscono a una mancanza, vera o percepita: quella del mezzo motorizzato. Tale carenza ha motivazioni legali (per esempio, il mancato conseguimento della patente, oppure il suo ritiro, temporaneo o definitivo); economiche (nell’era della crisi persistente, sempre meno individui possono permettersi l’acquisto e mantenimento di un’autovettura) o personali (al mezzo privato, molti preferiscono il trasporto pubblico, cicli/motocicli e/o servizi di car sharing).
Per altri, il racing game rappresenta un’integrazione alla guida “reale”. In questo senso, il successo commerciale e critico del gioco di corsa riveste una particolare importanza in una fase storica che vede le principali città europee impegnate a combattere un’epica battaglia contro l’automobile (Moss, 2015). Nell’ultima decade si è verificata infatti una lenta, ma sistematica riduzione del traffico urbano, stimolata dalla pedonalizzazione di interi quartieri prima dominati dalle quattro ruote; dall’accesso a pagamento di intere zone e distretti; dalla riduzione degli spazi dedicati ai parcheggi e/o all’incremento del costo della sosta temporanea. Persino in una metropoli iper-motorizzata come Milano, il parco autocircolante di veicoli è diminuito di centomila unità tra il 2000-2014, stando ai dati forniti dall’ACI (De Vito, 2015). (1) Cifre significative per una nazione, l’Italia, che può “vantare” il più alto numero di autoveicoli per abitante in Europa, dopo il Lussemburgo. Nei paesi scandinavi si sta addirittura tentando di bandire le autovetture sul territorio cittadino: il nuovo consiglio municipale di Oslo guidato dal partito ambientalista e dalla sinistra ha annunciato la decisione di vietare la circolazione degli automezzi in città a partire dal 2019, promettendo la costruzione di sessanta chilometri di nuove piste ciclabili (Orphanides, 2015).