"Il 25 gennaio 2013, Stephen King ha pubblicato un saggio di venticinque pagine intitolato Guns. Il tema? La presunta "cultura della violenza" e la proliferazione incontrollata di armi da fuoco negli Stati Uniti. Lo spunto? Il recente massacro nella scuola di Sandy Hook in Connecticut. Lo ha distribuito via Amazon, in formato Kindle Single, un formato introdotto nel 2011. Il costo: noventanove centesimi, praticamente gratis. Di seguito, alcune considerazioni su forma, format e contenuto.
1) Che il saggio sia stato scritto in modo impulsivo e rapido lo si evince dal fatto che la versione distribuita via Amazon contiene diversi errori di stampa, per lo meno, quella che ho scaricato la settimana scorsa. Per esempio: "indentified" invece di "identified" e "Farza Motorsport 4" invece di "Forza Motorsport 4". Ma non importa. Potenzialmente, King può aggiornare il manoscritto in tempo reale e gli utenti possono scaricare la versione aggiornata. Alcuni - come Nicholas Carr - considerano questo aspetto degli ebook problematico. Altri, come Kevin Kelly, emblematico. Il carattere essenziale del libro è la fissità. Il testo non cambia dopo la stampa e l'errore di stumpa resta. Questo significa che un libro è potenzialmente fesso: se contiene "glitches" e imprecisioni, non è possibile eliminarle ex post. L'ebook, per converso, è fluido e cangiante, infinitamente revisionabile - dall'autore e non dall'editore. Non a caso, un ebook non è un libro. L'ebook è software. Il medium è il messaggio.
2) Guns si apre con un'analisi dettagliata della narrazione del massacro scolastico da parte dei mass media. Un vero e proprio genere. Ventidue paragrafi brevi che illustrano i cliché, le convenzioni e le retoriche del disastro catodico. Dal primo video diffuso in televisione ("Quattro. Il video. Registrato con uno smartphone. Lo capisci perché è breve, sgranato, confuso. Di solito si limita a mostrare gente che corre") alle prime identificazioni del presunto assassino (Otto. Il killer viene identificato in modo incorretto"), fino all'inevitabile riassunto a mo' di classifica (30 morti, 40 morti, 50 morti...) e la sfilata sullo schermo dei natural born killers, Harris, Klebold, Cho, Mohammed, Malvo, Lanza.
Fourteenth, recaps of previous shootings begin. We will be shown the superstars of America’s unbalanced and disaffected time and time again: Harris, Klebold, Cho, Mohammed, Malvo, Lanza. These are the guys we remember, not the victims. News producers are especially fond of Aurora movie theater shooter James Holmes’s booking photo, ’cos gosh, that motherfucker just looks so crazy. He really is your worst
3) Il secondo capitolo è personale, autobiografico, potente. King racconta gli effetti collaterali di Rage (in italiano, Ossessione). Scritto nel 1977 e firmato con il nom de plum Richard Bachman, questo romanzo narra la vicenda di Charlie Decker, un Senior - liceale all'ultimo anno - che un giorno impugna una pistola e spara a due insegnanti. Prende la classe in ostaggio e dialoga a distanza con la polizia che assedia l'edificio. Dà il via ad una sorta di terapia di gruppo, costringendo i compagni a rivelare imbarazzanti segreti e a scusarsi con i compagni che lo odiano. Il romanzo, com'è noto, è stato ritirato dal mercato su decisione dell'autore dopo una serie di episodi drammatici che hanno visto come protagonisti adolescenti "arrabbiati" che hanno preso in ostaggio e, in alcuni casi giustiziato, insegnanti e coetanei in varie suole superiori. I responsabili avevano letto il romanzo e, in alcuni casi, recitato alcune battute in classe, durante l'attacco. In Guns, King elenca tutti gli episodi - il primo in ordine di tempo risale al 1988 a San Gabriel, California. Che lo scrittore non amasse particolarmente Ossessione è cosa nota - non a caso nell'introduzione al romanzo Blaze (2007), King aveva esposto le ragioni dell'auto-censura. En passant, notiamo che copie usate di Rage/Ossessione sono in vendita su eBay a prezzi stratosferici. Scrive King:
That was enough for me, even though at the time, the Loukaitis and Carneal shootings were the only Rage-related ones of which I was aware. I asked my publishers to pull the novel from publication, which they did, although it wasn’t easy. By then it was a part of an omnibus containing all four Bachman books. (In addition to Rage, there was The Long Walk, The Running Man, and Roadwork — another novel about a shooter with psychological problems.) The Bachman collection is still available, but you won’t find Rage in it. (King)
King esclude a priori l'idea che il romanzo abbia innescato la violenza criminale degli adolescenti: i ragazzi erano già "rotti" (broken), persi, danneggiati. Il romanzo ha semplicemente dato loro il modo di articolare il loro disagio e in questo senso, può essere considerato un "acceleratore", come tale, "pericoloso". King ha scelto di rinnegare la propria opera di fantasia, paragonando Rage a una tanica di benzina nelle mani di un piromane (vedi il finale del secondo episodio di The Following, una serie televisiva che prende spunto da un altro romanziere "maledetto", Edgar Allan Poe):
They found something in my book that spoke to them because they were already broken. Yet I did see Rage as a possible accelerant, which is why I pulled it from sale. You don’t leave a can of gasoline where a boy with firebug tendencies can lay hands on it. (King)
Si noti che durante una recente intervista televisiva con un network britannico, il regista Quentin Tarantino ha letteralmente mandato a quel paese il suo intervistatore per aver suggerito un possibile collegamento tra la violenza mediale del suo ultimo film e quella reale.
King spiega che l'esperienza dell'high school americana è intrinsecamente brutale, crudele e violenta. Ossessione racconta la rabbia (traduzione letterale del titolo originale, la titolazione italiana tradisce & travisa il codice sorgente) e la frustrazione provata da studenti abusati ed emarginati.
The violent actions and emotions portrayed in Rage were drawn directly from the high school life I was living five days a week, nine months of the year. The book told unpleasant truths, and anyone who doesn’t feel a qualm of regret at throwing a blanket over the truth is an asshole with no conscience. As far as I’m concerned, high school sucked when I went, and probably sucks now. I tend to regard people who remember it as the best four years of their lives with caution and a degree of pity.
Nella conclusione leggiamo:
I didn’t pull Rage from publication because the law demanded it; I was protected under the First Amendment, and the law couldn’t demand it. I pulled it because in my judgment it might be hurting people, and that made it the responsible thing to do.
4) Nel terzo capitolo, "Drunks in a Barroom", King cita alcune statistiche. Numeri ben noti a tutti, ma caparbiamente ignorati dalla National Rifle Association (NRA) e dai suoi milioni di sostenitori. King ci ricorda che la vera guerra non si combatte in Afghanistan, ma negli Stati Uniti. Tutti i giorni. Una guerra che i "buoni" stanno perdendo.
The death toll at the Sandy Hook school was 26, and I mourn every one of them, but the number of homicides in Chicago last year exceeded 500. That’s 200 more than the number of American troops killed in Afghanistan during the same period. And let’s remember that our troops volunteered to go in harm’s way. Their bodies come home to parades and flag-draped coffins.
Si noti che le cifre riportate da King sono già obsolete. Dal massacro di Sandy Hook a oggi, le armi da fuoco hanno ucciso oltre 1,280 americani. Nel 2012, i Californiani hanno acquistato oltre 750,000 fucili.
King nega tuttavia che la cultura americana sia intrinsecamente violenta. Nella fattispecie:
The idea that America exists in a culture of violence is bullshit. What America exists in is a culture of Kardashian.
Ovvero: "L'idea che l'America esista in una cultura della violenza è una stronzata. L'America, semmai, è immersa nella cultura di Kardashian."
Una teoria che non fa una grinza. Personalmente trovo assai più preoccupanti gli effetti a medio e lungo termine dei reality tv-show, talk show e telegiornali rispetto alla cosiddetta ultra-violenza di un certo cinema e dei videogame, il caprio espiatorio preferito della NRA, forse la lobby più ipocrita del pianeta insieme alle corporation del petrolio, delle sigarette e Big Pharma. La "cultura Kardashian" ha causato danni incalcolabili agli Stati Uniti. Sfortunatamente, questo modello è stato esportato con successo in Italia: dagli anni Ottanta in poi, l'estetica e l'ideologia televisiva berlusconiana, prontamente adottata dalle cosiddette reti pubbliche, hanno prodotto effetti devastanti sulla nazione. Danni che gli italiani sconteranno per decenni anche se rifiutano di ammetterlo - la recente censura al documentario Girlfiend in a Coma di Bill Emmott e Annalisa Piras da parte del museo (!!!) MAXXI di Roma attesta che il Paese non ha fatto grandi progressi dai tempi del Ventennio (mi riferisco al primo, quello mussoliniano). Ogni volta che mi capita di intravedere un talk show o un reality, la mia incrollabile fiducia nella bontà e intelligenza degli esseri umani vacilla. E da expat, mi intristisce il fatto che l'Italia abbia importato il peggio della cultura americana.
Una teoria che non fa una grinza. Personalmente trovo assai più preoccupanti gli effetti a medio e lungo termine dei reality tv-show, talk show e telegiornali rispetto alla cosiddetta ultra-violenza dei videogame, il caprio espiatorio preferito della NRA, forse la lobby più ipocrita del pianeta insieme alle corporation del petrolio, delle sigarette e Big Pharma. La "cultura Kardashian" ha causato danni incalcolabili agli Stati Uniti. Sfortunatamente, questo modello è stato esportato con successo in Italia: dagli anni Ottanta in poi, l'estetica e l'ideologia televisiva berlusconiana, prontamente adottata dalle cosiddette reti pubbliche, hanno prodotto effetti devastanti sulla nazione. Danni che gli italiani sconteranno per decenni anche se rifiutano di ammetterlo - la recente censura al documentario Girlfiend in a Coma di Bill Emmott e Annalisa Piras da parte del museo (!!!) MAXXI di Roma attesta che il Paese non ha fatto grandi progressi dai tempi del Ventennio (mi riferisco al primo, quello mussoliniano). Ogni volta che mi capita di intravedere un talk show o un reality, la mia incrollabile fiducia nella bontà e intelligenza degli esseri umani vacilla. E da expat, mi intristisce il fatto che l'Italia abbia importato il peggio della cultura americana.
King offre una brillante interpretazione del successo dei film basati sui supereroi dei fumetti e sulla passione per i videogame da parte dei teenagers, ridimensionando le tesi di chi attribuisce al divertimento elettronico un ruolo centrale nei vari massacri scolastici:
Superhero movies and comic books teach a lesson that runs directly counter to the culture-of-violence idea: guns are for bad guys too cowardly to fight like men. In video gaming, shooters still top the lists, but sales of some, including the various iterations of Grand Theft Auto and Call of Duty, have softened by as much as 4 percent (gaming companies like Gamasutra are notoriously coy when it comes to reporting sales figures). There’s no doubt that teenage boys and girls like to blow off steam with games like Hitman: Absolution, but when you look at the bestseller lists, you find they’re also loaded with sports games like Farza Motorsport 4 and Madden NFL. Old standbys like Super Mario Brothers and Pokémon enjoy perennial success.
"L'idea che gli americani siano infatuati dalla violenza - continua King - E' un mito promosso da fondamentalisti religiosi e dai fanatici delle armi. Gli unici a credere in questa diagnosi sono tipi che non leggono romanzi, non videogiocano e non vedono mai film". Per questa ragione, trovo discutibile le proposte dei politici italiani di vietare la vendita di videogiochi che trattano il tema della mafia per combattere la cultura criminale inter nos, prevedo ulteriori polemiche per l'imminente pubblicazione di Omertà. City of Gangsters. E' una soluzione assurda. Anzi, è parte del problema. Confonde l'effetto con la causa. "Affermare che la cosiddetta "cultura della violenza" americana sia responsabile per i massacri nelle scuole è ridicola come le affermazioni dei responsabili delle aziende del tabacco che attribuiscono la causa principale del cancro ai polmoni all'inquinamento ambientale," conclude l'autore di It.
5) Nel quinto capitolo, King spiega che chiedere regolamentazioni del commercio delle armi non significa richiederne l'abolizione tout court, nonostante quanto dichiarino i rappresentanti della NRA che hanno ogni interesse a spandere disinformazione. Per questo motivo, il timido tentativo del presidente Barack Obama di regolamentare la vendita di armi probabilmente non avrà esiti positivi: Mission Impossible. Gli interessi in campo sono troppo forti. King è esasperato, ma non si arrende:
Guys, gals, now hear this: No one wants to take away your hunting rifles. No one wants to take away your shotguns. No one wants to take away your revolvers, and no one wants to take away your automatic pistols, as long as said pistols hold no more than ten rounds. If you can’t kill a home invader (or your wife, up in the middle of the night to get a snack from the fridge) with ten shots, you need to go back to the local shooting range.
6) Nell'ultimo capitolo, l'autore dell'Ombra dello scorpione indica una serie di possibili soluzioni. Soluzioni tampone, beninteso: il problema, per ammissione delo scrittore, è insolubile, non fosse altro perché la quantità di armi in circolazione è stratosferica. Detto altrimenti: la situazione può solo peggiorare, prepariamoci al peggio. King illustra tre approcci che chiunque essere umano dotato di un minimo di buon senso (il che esclude a priori i membri della NRA e una buona fetta dei conservatori americani) troverebbe logici e urgenti: controlli "seri" su chiunque voglia acquistare armi da fuoco; divieto assoluto di vendita di armi automatiche e divieto assoluto di vendita di armi d'assalto come il Bushmaster e l'AR-15, strumenti utilizzati da assassini e psicopatici in quanto possono infliggere danni enormi in pochi secondi: "Autos and semi-autos are weapons of mass destruction. When lunatics want to make war on the unarmed and unprepared, these are the weapons they use". Il fatto che l'acquisto di queste armi negli Stati Uniti sia semplice quanto acquistare un cartone del latte è deprimente. King cita il caso dell'Australia che dopo aver imposto limiti simili ha visto un declino pari al 60% degli omicidi causati da armi da fuoco:
Since the Bryant killings and the resulting tough gun laws, homicides by firearm have declined almost 60 percent in Australia. The guns-for-everyone advocates hate that statistic, and dispute it, but as Bill Clinton likes to say, it’s not opinion. It’s arithmetic, honey.
A proposito di aritmetica. Guns si conclude con altre statistiche terrificanti:
About eighty people die of gunshot wounds in America every day.
7) Ah, Stephen King possiede tre rivoltelle per difesa personale."(Matteo Bittanti, WIRED)