"Il debutto della nuova serie House of Cards prodotta e distribuita da Netflix è significativo per svariati motivi. Ne indico sei:
1) Conferma che il modello televisivo è profondamente cambiato nell'era dell'instant streaming. L'instant streaming negli Stati Uniti ha ucciso il DVD box-set attorno al 2008. Netflix, Hulu e Amazon sono i principali responsabili. Il formato dell'episodio sopravvive - nonostante tutto - ma viene profondamente stravolto dopo la decisione di Netflix di distribuire al pubblico tutti e tredici gli episodi simultaneamente, al day one, leggi venerdi 1 febbraio 2013. Questa strategia risponde alle mutate abitudini degli spettatori di fruire i contenuti in un'unica sessione, secondo la formula della maratona (da queste parti la chiamiamo binge viewing - si noti che binge è normalmente associato a fenomeni come i disturbi alimentari, bulimia in primis, cfr. binge eating), splendidamente parodiata da Portlandia, che in un episodio della seconda serie illustrava le dinamiche di consumo tipiche di Battlestar Galactica.
2) Questo non significa che gli illustri critici televisivi che recensiscono un episodio alla settimana sulla prima pagina del quotidiano scompariranno d'amblé. Critici illustri e quotidiani cartacei continueranno ad esistere. Per qualche tempo. Del resto, anche i fax e il MiniDisc sono rimasti in circolazione per anni. Cfr. anche la Prima Legge di Gibson, "Il futuro è già arrivato ma non è equamente distribuito".
3) Netflix ha compreso che l'unico modo per sopravivere e competere con iTunes et similia nonché arginare l'ascesa irresistibile del video-on-demand di prima scelta - negli Stati Uniti, la percentuale di film da sala che vengono distribuiti prima in versione salotto è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni - consiste nel produrre e proporre contenuti inediti, ex novo, non reperibili altrove. La scelta di distribuire House of Cards "gratuitamente" a tutti gli abbonati del servizio (circa 27 milioni) è brillante. Netflix sta producendo, tra le altre cose, la nuova stagione di Arrested Development. I fans sono in delirio.
4) Anche in questo caso, il medium è il messaggio. Ovvero: non conta tanto la serie in quanto tale - splendidamente interpretata da Kevin Spacey -, ma l'insieme di servizi, l'infrastruttura e le modalità di consumo. Anche perché sul piano dei contenuti e della narrazione, House of Cards attesta la crescente dipendenza della televisione americana nei confronti delle realtà estere. Si tratta infatti del remake dell'omonima produzione della BBC interpretata da Ian Richardson. Com'è noto, alcune delle migliori serie "americane" degli ultimi anni non sono che remake. E' il caso di In Treatment e Homeland. Anche sul piano della creatività, gli Stati Uniti perseguono la logica dell'outsourcing.
5) Il binge viewing è una pratica di visione competitiva, quasi uno sport televisivo o meglio, post-televisivo, dato che prescinde dal mezzo e dal modello broadcast tradizione e si spalma su una varietà di schermi - dallo smartphone al laptop, dal tablet alla console. Gli effetti sono interessanti, spesso imprevisti. Grazie all'instant streaming, serie televisive prodotte qualche anno fa godono di un'attualita e di una freschezza senza precedenti. Lost è ancora incredibilmente popolare su Netflix. Aldo Grasso ha scoperto The Wire tipo l'anno scorso. Non è mai troppo tardi. Viviamo in cronologie televisive frammentate. Ed è molto bello.
6) Una seconda conseguenza dell'assioma mcluhaniano per cui il medium è il messaggio, riguarda la natura stessa di House of Cards: non si tratta di una serie televisiva tradizionale. Lo dimostra la relativa penuria di flashback, strategia diegetica assai diffusa in un contesto distributivo che prevede un'elargizione a goccia, dilazionata dei contenuti. Nel momento in cui il "testo" - 10+ ore di materiale - viene distribuito in un'unica tranche, gli spettatori non devono fare altro che premere il pulsante di rewind per rivedere un precedente passaggio. Basta un clic. Un secondo escamotage diffuso, il cliffhanger, perde appeal in un contesto di fruizione privo di interruzioni "artificiali". I registi della nuova generazione, cresciuti in un ambiente post-televisivo stanno sviluppando nuovi modi di raccontare le storie - sul piano formale prima ancora che contenutistico. House of Cards lo attesta. Ne seguiranno altre. In questo senso, mi aspetto grandi cose da Steven Soderbergh che ha annunciato il suo imminente ritiro dal cinema per dedicarsi alla pittura e ad 'altri media interessanti' - post-televisione in primis.
Il palinsesto è morto. Da anni. Non ci manca." (Matteo Bittanti, WIRED)