"La retorica contemporanea che indica nella AR (augmented reality o realtà aumentata) il futuro dell'interaction design mi ricorda quella che, negli anni Novanta, considerava imminente & inevitabile il successo mainstream della VR (virtual reality, o realtà virtuale). Oggi come ieri - qualcuno si ricorda della rivista Virtual? - il determinismo tecnologico rischia di compromettere un dibattito altrimenti interessante. Distratti dagli occhiali magici di Google, perdiamo di vista le evoluzioni (e rivoluzioni) di un settore dato per defunto. Mi riferisco proprio alla realtà virtuale, che negli ultimi tempi sta ritornando in auge grazie a progetti che si collocano ai margini dell'industria dell'intrattenimento elettronico e dell'elettronica di consumo. Ne indico tre.
L'Interactive Media Lab della USC (University of Southern California) sta sviluppando l'avveniristico Project Holodeck. Alcuni studenti della prolifica università californiana - James Iliff, Palmer Luckey, Michael Kane e Nathan Burba - intendono creare esperienze videoludiche immersive attraverso l'uso di caschi a basso costo, sensori, controllers Razer, webcam e PlayStation Move. Il progetto si ispira chiaramente al "simulatore totale" del ponte ologrammi introdotto dalla serie televisiva Star Trek: Next Generations. Il concept video sottostante - che mostra alcune sequenze tratte da Skies of Arcadia (2000) per Sega Dreamcast - introduce alcune delle caratteristiche clou di un videogame intitolato Wild Skies.
Nel frattempo, Thi Binh Minh Nguyen e Robert Frentzel, due studenti del programma di VR Design della Burg Giebichenstein University of Art and Design Halle, stanno sviluppando un videogame immersivo di realtà virtuale intitolato The Gaudy Woods, di cui potete vedere un trailer qui sotto. Il gioco utilizza tecnologie off-the-shelf e innovativi sistemi di interazione, come un treadmill formato da quattro pneumatici muniti di sensori e occhiali elettronici. In questa esperienza "agreste" guidiamo delle sfere colorate attraverso scenari naturali, usando il nostro corpo come interfaccia.
Non solo indie: a guidare il ritorno della realtà virtuale in ambito videoludico è nientemeno che John Carmack, fondatore di iD Software e co-autore di DOOM. Il celebre game designer è uno dei principali sostenitori di un casco di realtà virtuale denominato Oculus Rift, che ha personalmente presentato alla stampa nel corso dell'ultimo E3 losangelino. Carmack ha diffuso in rete la prima immagine del prototipo via Twitter qualche mese fa:
Com'è noto, il leggendario game designer intende commercializzare nel 2013 un sistema di VR a costi accessibili (500-1000 dollari) capace di visualizzare immagini a una risoluzione di 1280x800 pixel, collegabile al PC via wireless, con riconoscimento automatico dei movimenti corporei (à la Kinect, per intenderci) e leggero come una piuma... o quasi: mezzo chilogrammo. L'ideatore di Oculus Rift è il giovanissimo Palmer Luckey, uno degli sviluppatori del summenzionato Wild Skies. Per finanziare il progetto, Carmack e Luckey hanno fatto ricorso a Kickstarter. La pagina del progetto è visibile qui.
Secondo alcuni osservatori, la tecnologia del duo fa gola a molti... Microsoft? Sony? Google? Samsung? Staremo a vedere... L'ultima iterazione dell'Oculus Rift sarà presentata al QuakeCon texano (2-5 agosto) e al Gamescom teutonico (16-19 agosto). il primo videogioco concepito appositamente per il dispositivo di VR è la versione rimasterizzata di DOOM 3, altrimenti nota come DOOM 3 BFG Edition, prevista entro la fine dell'anno.
Wild Skies, The Gaudy Woods e Oculus Rift confermano che gli anni Novanta non sono mai finiti. Il futuro dei videogame coincide con la ridefinizione del suo passato prossimo. Con le tecnologie di domani possiamo rigiocare i titoli di ieri: l'anacronismo è diventato un vero e proprio genere. E' il caso di tenere gli occhi aperti." (Matteo Bittanti, WIRED)
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