Ieri Einaudi Editore ha twittato - in tre messaggi successivi- un dato significativo ricavato dall'ultimo Annuario Statistico dell'ISTAT (2011) in merito ai consumi culturali degli italiani: "Stando all'ultimo censimento, trentatremilioniseimilacentocinquantanove (33.006.159) italiani non leggono mai un libro". "Il dato è peggiorato dall'anno scorso, quando "solo" 32.101.054 persone non leggevano mai un libro" "Quindi in Italia nel 2011 ci sono 1.905.105 analfabeti di ritorno in più rispetto al 2010, se li vogliamo chiamare così."
Il tweet rimanda a un articolo di Key4Biz, che sintetizza le conclusione del suddetto Annuario e linka al documento dell'ISTAT. Il collegamento in realtà è rotto. Il capitolo otto del corposo tomo - che descrive i consumi culturali degli italiani - lo trovate infatti qui. Vorrei portare all'attenzione dei lettori un dato significativo. Si consideri questo passaggio:
"Il 45,3 per cento della popolazione di 6 anni e oltre si dedica alla lettura di libri nel tempo libero. Contrariamente a quanto accade per i quotidiani, sono le donne a mostrare un interesse maggiore per la lettura dei libri (il 51,6 contro il 38,5 per cento degli uomini) e a leggere un numero maggiore di libri rispetto agli uomini. Le quote più alte di lettori si riscontrano tra i più giovani e, in particolare, tra le ragazze tra 11 e 17 anni (69,2 per cento tra 11 e 14 anni e 73,2 per cento tra 15 e 17 anni). Anche per quanto riguarda la lettura di libri la distanza tra le diverse ripartizioni geografiche è molto ampia: si dichiarano, infatti, lettori di libri nel tempo libero il 32,7 per cento dei residenti nel Mezzogiorno, quota che sale al48,1 per cento nel Centro e raggiunge il 53,5 per cento nel Nord. Rispetto al 2010 si registra una diminuzione della quota dei lettori di libri (dal 46,8 al 45,3 per cento) che torna sui livelli del 2009. La quota di lettori diminuisce sia tra i maschi sia tra le femmine e tra la popolazione di 25-34 anni." (ISTAT)
E' utile ricordare che "Nel 2009, secondo 57.558 titoli in base ai dati rilevati risulta che, nel 2009, sono stati pubblicati 57.558 titoli, stampati in oltre 208 milioni di copie" (fonte: ISTAT). Prendiamo ora in considerazione il passaggio successivo, che descrive le abitudini di consumo degli italiani in materia di internet e computer:
"Nel 2011, il 52,2 per cento della popolazione di 3 anni e più dichiara di utilizzare il personal computer e il 51,5 per cento di quella di 6 anni e più dichiara di utilizzare Internet. Rispetto al 2010 si registra un aumento sia nella quota di utilizzatori del personal computer (dal 51,0 al 52,2 per cento) che nella quota di utilizzatoridi Internet (dal 48,9 al 51,5 per cento). Per la prima volta si supera la soglia del 50 per cento tra gli utilizzatori di Internet. La crescita maggiore si registra tra le donne, tra la popolazione di 35-44 anni e tra la popolazione residente nel Nord. L’analisi del dato relativo all’uso del personal computer in serie storicamostra una sostanziale stabilità fino al 2007, mentre nell’ultimo quadriennio l’indicatore è cresciuto in modo rilevante. L’uso di Internet, invece, ha mostrato un incremento continuo nel corso degli anni. Relativamente alla frequenza di utilizzo di Internet si evidenzia un incremento delle persone che dichiarano di utilizzarlo tutti i giorni. L’uso del personal computer coinvolge soprattutto i giovani e raggiunge il livello massimo nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni (circa l’89 per cento). Dai 20 anni in poi la quota degli utilizzatori, pur mantenendosi su valori elevati,inizia a diminuire gradualmente fino a raggiungere i valori più bassi nelle fasce d’età più anziane (il 14,9 per cento per la fascia d’età 65-74 anni e il 3,3 percento per i 75 anni e più). Un trend analogo si riscontra per l’uso di Internet. In linea con gli anni precedenti, si riscontrano forti differenze di genere sianell’uso del personal computer sia in quello di Internet. Dichiarano, infatti, di utilizzare il personal computer il 57,2 per cento degli uomini a fronte del 47,4 per cento delle donne. Inoltre usano Internet il 56,6 per cento degli uomini a fronte del 46,7 per cento delle donne." (ISTAT)
Come ci ricorda il Centro di Ricerca indipendente PEW, la lettura è una delle attività più diffuse su internet: negli Stati Uniti, dove l'80% della popolazione adulta usa la rete per comunicare e consumare media, il 32% degli utenti leggono regolarmente blog, riviste o quotidiani. Altre attività - dall'uso di social network (65%) ai siti di online dating (8%) - prevedono una componente rilevante di lettura. Non solo: il 76% degli adulti americani legge le news online, bypassando i quotidiani di carta. Il 61% accede ad altre informazioni testuali e il 52% fruisce notizie di carattere sportivo. Voi stessi state leggendo, in questo momento, parole su schermo. Per quello che importa, non leggo quotidiani di carta da una decaed. In compenso, nel 2011 il mio consumo di "libri" su Kindle è quadruplicato. Il mio "quotidiano" è Instapaper. Le mie "riviste" sono Pulse, FlipBoard e Currents.
Non occorre essere esperti di statistica per ipotizzare che il calo di lettura di libri, riviste e quotidiani in Italia sia contro bilanciato da forme di lettura alternative, su media elettronici. Si tende a dimenticare, infatti, che le modalità di lettura vanno diversificandosi considerevolmente: internet, tablet, e-reader, smartphone e audiolibri stanno lentamente ma sicuramente erodendo il monopolio dell'informazione diffusa su alberi morti, altrimenti noti come carta colla inchiostro. Siamo solo agli inizi della transizione dal libro cartaceo al libro su schermo. Leggere meno "libri" non significa automaticamente leggere meno "libri", anche se la Vecchia Guardia non vuole ammetterlo. Nemmeno l'ISTAT che per "libro" intende: "Il documento a stampa non periodico in forma codificata.", come si legge nel glossario, a pagina 220 (enfasi aggiunta).
Due dati balzano all'occhio: "Sono le donne a mostrare un interesse maggiore per la lettura dei libri" e "La crescita maggiore [di utilizzatori internet] si registra tra le donne, tra la popolazione di 35-44 anni e tra la popolazione residente nel Nord".
Gli italiani leggono meno? E' tutto da dimostrare.
I dati sembrano piuttosto indicare che gli italiani leggono in modo diverso.
Semmai, le cifre che spaventano riguardano il consumo televisivo: "Guardare la televisione è un’abitudine consolidata per il 94% della popolazione di tre anni e più, senza distinzioni territoriali, generazionali o di sesso." Tragico." (Matteo Bittanti, WIRED)
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