" Fondato da un gruppo di docenti e ricercatori superstar, il metaLAB di Harvard lancia la prima di una serie di iniziative nell'ambito delle Digital Humanities: Sensate, un nuovo giornale accademico che sfrutta le potenzialita' multimediali della rete per ripensare la funzione stessa della critica. Il pezzo forte del primo numero e' un remix interattivo di "The Medium is the Massage" (Il medium e' il massaggio) di Mashall McLuhan, annata 1967, sviluppato da Jeffrey Schnapp con Kara Oehler e intitolato “the first spoken arts record you can dance to”.
L'ex direttore e co-fondatore dello Stanford Humanities Lab della Stanford University, Jeffrey Schnapp, guida il metaLAB di Harvard insieme a James Burns, Kara Oehler, Gerard Pietrusko e Jesse Shapins. Questo incubatore di idee, che fa parte del Berkman Center for Internet and Society, si presenta come una "comunita' di ricercatori, appassionati di tecnologia, designer, artisti, architetti e studenti impegnati in progetti collettivi che mirano a convogliare ricerca, insegnamento, scrittura, interventi sociali e lo sviluppo/uso di nuovi strumenti digitali". Si tratta di un'iniziativa che rientra nell'ambito delle Digital Humanities, l'Umanesimo Digitale, che mira a ripensare la funzione delle discipline accademiche di stampo umanistico nell'era della rete, della condivisione e dei formati aperti (Qui trovate il manifesto delle Digital Humanities 2.0, che avevo tradotto a suo tempo).
Sensate rappresenta il primo frutto di una ricerca che e' anche una pragmatica - un'impostazione caratteristica degli ambienti universitari statunitensi per cui sapere e saper fare non sono considerati antitetici, bensi' complementari: la cultura deve produrre strumenti utili fuori dall'universita', altrimenti e' sostanzialmente inutile. Sviluppato attraverso Zeega, una piattaforma di publishing multimediale creata da metaLAB, Sensate include un video interattivo in HTML5 su McLuhan firmato da Jeffrey Schnapp e Kara Oehler. Un remix dinamico e ludico di un'opera essenziale del grande teorico canadese nonche' guida spirituale di WIRED, The Medium is the Massage, scritto & illustrato nel 1967 insieme a Quentin Fiore.
Navigando nel sito di Sensate, la prima cosa che balza all'occhio e' che la rete, il medium digitale, rappresenta il miglior con-testo per fruire e rileggere l'opera di McLuhan, la cui opera, lo ricordiamo, era almeno tre decenni in anticipo sui tempi, un'opera che ha sempre trasceso la carta mettendo in discussione l'ossesione verbocentrica tipica di una certa cultura accademica, per cui la conoscenza non puo' andare oltre la pagina stampata, il testo scritto. [Qui trovate la versione audio di McLuhan & Fiore, 1967: parte prima, parte seconda]
Da tempi non sospetti, Schnapp - insieme a un manipolo di altri accademici illuminati - propone un'idea di techno-cultura che possa rilanciare le materie umanistiche anziche' trasferire banalmente i contenuti da un supporto (la carta) a un altro (l'ebook). Sviluppato in collaborazione con The Sensory Ethnography Lab di Harvard, “the first spoken arts record you can dance to,” ci costringe a ripensare McLuhan al di fuori del solito contesto della "pagina", grazie a un intervento che e' insieme visivo e sonoro, testuale e interattivo.
Ma Sensate e' solo il primo di una serie di progetti del metaLAB. Uno dei piu' interessanti e' extraMUROS, sviluppato in collaborazione con la Harvard Library Lab che prevede la creazione di un'infrastruttura basata su API pubblici che consentira' a docenti e studenti di Harvard, ma anche al pubblico in generale di visionare, annotare e remixare le collezioni digitali contenuti nella colossale biblioteca di Harvard. extraMuros si propone anche di creare collegamenti e possibilita' di interazione con altri archivi e database digitali delle piu' importanti universita' statunitensi. Potete vedere una anteprima cliccando qui.
metaLAB ha inoltre avviato un progetto di archiviazione e documentazione digitale in collaborazione con il Reischauer Institute for Japanese Studies che prevede la creazione di un database di immagini del disastro provocato dal recente terremoto in Giappone. In queste settimane, i ricercatori di Harvard stanno raccogliendo immagini usando fonti ufficiali, ma anche blogs e social media (Twitter, Facebook, etc), creando un'interfaccia ad hoc che consentira' ai navigatori della rete di esplorare visivamente il Giappone post-terremoto.
In estate, inoltre, il metaLAB avviera' una collaborazione con The Collection of Historical Scientific Instruments per sviluppare Augmented Harvard, un'app gratuita per iPhone e iPad che consentira' a docenti, studenti, curatori e utenti sparsi per il mondo di navigare virtualmente in una versione di "realta' aumentata" del celebre campus situato sulla East Coast. Grazie ad Augmented Harvard, gli studenti potranno visualizzare sul proprio display informazioni relative ai vari edifici e locazioni, comprese quelle oggi scomparse. Si tratta di un modo intelligente di rilanciare e ridefinire l'idea e la pratica archeologica.
Chiudo con un passaggio del Manifesto dell'Umanesimo Digitale 2.0, che solleva tutta una serie di questioni a mio avviso cruciali sul senso della ricerca accademica nel ventunesimo secolo.
"La dicotomia tra il dominio del manuale (il fare) e quello della mente (il pensare) è, da sempre, falsa e ingannevole. Oggi, gli annosi dibattiti sulla divaricazione tra teoria e prassi non hanno più senso. La conoscenza assume molteplici forme: abita gli interstizi e le interconnessioni tra le parole, i suoni, le mappe, i diagrammi, le installazioni, gli ambienti, gli archivi, le tabelle e gli oggetti. La produzione materiale, il digital design, la scrittura di una prosa elegante ed efficace, la giustapposizione di immagini, il montaggio di movimenti, l’orchestrazione del suono: sono tutti esempi del fare.
Non dobbiamo dimenticare che le materie umanistiche moderne sono state profondamente ridisegnate dal medium della stampa, sebbene le loro radici siano rintracciabili nell’oratoria e nella retorica. Oggi esse stanno attraversando una radicale ridefinizione: tale trasformazione è stimolata dall’uso delle tecnologie emergenti, con le loro convenzioni, protocolli e potenzialità. Cosa significa studiare “letteratura” o “storia” quando la stampa non è il più il medium normativo nel quale gli artefatti letterari e storici vengono prodotti e analizzati)? Cosa significa “pensare” quando il pensiero è scorporato dalla sua esclusiva dipendenza dal linguaggio e dalla testualità? Cosa significa tutto questo, per la conoscenza e la cultura umanistica?" (fonte)
Per approfondire:
Sensate: “the first spoken arts record you can dance to” di Jeffrey Schnapp con Kara Oehler" (Matteo Bittanti, WIRED)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Un paio di anni fa, durante una vacanza estiva, discutevo con alcuni amici nonché compagni di università durante un lungo e terribile viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria. Quanto sarebbe stato bello poter studiare McLuhan attraverso uno strumento interattivo. Anzi, quanto sarebbe stato comodo ricordare le nozioni dei vari McLuhan, Meyrowitz, Livingstone, Noelle-Neumann, McCombs, Shaw, Katz attraverso un medium che ci concedesse immersività.Ricordo alcune lunghe disquisizioni sul fatto che tutti noi ricordiamo il Konami Code, che recitiamo a memoria le battute di Pulp Fiction, che conosciamo più URL che numeri di telefono. Ma poi ci dimentichiamo le teorie sugli usi dei media, ci dimentichiamo la differenza tra media caldi e media freddi, ci dimentichiamo persino i nomi di chi ha scritto le teorie (confesso che per ricordarmi il nome di Katz ho dovuto rispolverare i miei appunti sulla teoria degli Usi e Gratificazioni).Dato che qualcuno ha ammesso che il cinema è morto (Greenaway), non vedo per quale ragione non possiamo metterci in testa che la carta stampata è un malato terminale. Non vorrei che mi si accusasse di determinismo tecnologico, dato che esiste ancora un certo valore feticistico nella letteratura, molto più vistoso che nella musica. Ciò non toglie che, per quanto riguarda la saggistica, il medium libro è semplicemente inefficace.Una prova di quanto dico è data dal fatto che per studiare un libro, una buona parte di noi è costretta a realizzare una versione personalizzata del testo stesso. O, meglio, una versione argumented. Prendiamo le sottolineature: quando sottolineiamo un testo non facciamo altro che contribuire al suo miglioramento, mettendo in evidenza dei concetti che altrimenti resterebbero sospesi tra migliaia di caratteri stampati. Lo stesso vale per gli schemi, i riassunti, i disegnini a margine o le mappe mentali che personalmente adoro.Anche questi metodi, però, sono limitati rispetto al potere di un ipertesto interattivo. Dunque, perché non tentare anche questa strada? Se mai avrò l'opportunità di insegnare vorrei tanto poter sperimentare questo tipo di apprendimento, dando agli studenti quello che avrei voluto studiare io. Ma mi rendo conto che per il momento è fantascienza. Magari si potesse costituire un gruppo di ricerca su questo argomento. O addirittura pensare a una collana di saggi. In Italia la vedo nera. Forse dalle tue parti, caro Matt, ci si può sperare più concretamente." (Lorenzo Mosna)
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