Debutta oggi Saturno, il supplemento del Fatto Quotidiano. Sul numero uno, un mio pezzo intitolato "Il Grande Suggeritore", lettera d'amore ai motori di suggerimenti dell'era digitale, senza i quali non potremmo "funzionare" nella vita reale.
L'algoritmo è un tuo diritto: amalo e rispettalo
"Fino a qualche anno fa, gli esseri umani erano liberi. Liberi di commettere errori madornali. Liberi di stabilire nuove relazioni sociali destinate all'impasse. Liberi di spendere soldi e tempo per libri, musica, film, opere d'arte, videogiochi e altre merci culturali suggeriti dal critico di turno che si rivelavano, nella maggior parte dei casi, dei bidoni pazzeschi. Una simile libertà, se cosi vogliamo definirla, esiste ancora, ma fortunatamente i motori di suggerimenti - in inglese recommendation engine - la stanno rendendo obsoleta.
Gli americani, che su queste cose sono avanti una decade rispetto al resto del mondo, Belpaese incluso, hanno capito benissimo che certe decisioni - le decisioni importanti - andrebbero delegate alle macchine. Il servizio di noleggio Netflix - quello che ha distrutto Blockbuster, per intenderci - mi suggerisce da anni i film da vedere sulla base dei miei giudizi - una stellina = "lo odio!", cinque stelline = "lo adoro!". In sei anni ho "votato" qualcosa come cinquemila film e da allora l'algoritmo non sbaglia un colpo. Analogamente, Stereomood, last.fm., Zune, Pandora e iTunes amministrano da tempo la mia playlist musicale e scoprono cose che non sapevo nemmeno di amare alla follia. Inserisco il nome di una band, di un genere o persino del mio stato d'animo (melanconico, energetico, pensieroso) e una magica formula creata da qualche ingegnere di origini indiane che vive a Los Gatos, California, mi restituisce il soundscape azzeccato. Gratis, sia chiaro.
Da parte sua, il buon vecchio Amazon mi consiglia di tutto: dalle letture alle vitamine che devo ingollare per prolungare la mia esistenza. Nike+ mi suggerisce accessori per monitorare il mio battito cardiaco e le calorie bruciate durante il jogging nonché potenziali corridori da sfidare in competizioni podistiche geograficamente e virtualmente distribuite. Twitter mi segnala i pensatori, designer, le micro celebrità e i media guru seguire per essere al passo con i tempi e per usare lo slogan giusto al momento giusto (surplus cognitivo! gamification! transmedia!). Ho smesso di guardare la televisione esattamente dieci anni fa, ma seguo con devozione religiosa tutte le serie che contano (Mad Men, Portlandia, Men of a Certain Age) in rete, a costo zero, attraverso Hulu. Ogni giorno, il Signor Hulu mi segnala cose post-catodiche che potrebbero piacermi, dalle sitcom di HBO ai documentari della BBC. Il massimo è Google Instant, che anticipa ogni mia possibile domanda: mi basta digitare una singola lettera nel menu di ricerca per vedere visualizzata una lista di possibili risposte.
Per esempio, mentre scrivo la parola "Why", i mega-computer dell'azienda di Mountain View, California mi restituiscono in un nanosecondo una dozzina di link, tra cui spiccano: "Why is poop green" ("Perché la cacca è verde?"), "Why are women like parking spaces" ("Perché le donne sono come i parcheggi?") "Why is the Sky blue" ("Perché il cielo è blu?"). Si tratta di domande legittime, che apparentemente stimolano la curiosità di milioni di esseri umani: inseguo i link e dimentico la mia domanda originale. Ma non importa, era probabilmente inutile. Mi interessa molto di più capire perché le donne sono come i parcheggi. Google definisce il mio modus pensandi, mi programma il cervello, mi titilla il velopendulo. Io gli sono davvero grato perché pensare è faticoso e le macchine, in questo senso, possono alleviare questa arcaica incombenza. E non è tutto: LinkedIN mi suggerisce chi contattare per incrementare il mio capitale sociale ed ampliare la mia rete di conoscenze, perché "le relazioni contano", chi conosci conta molto di più di cosa conosci. Facebook mi permette di allevare una vera e propria mandria di amici, ripristinare legami interrotti e scrivere cose sul muro.
Lo so cosa state pensando: la tecnologia uccide l'immaginazione! Sopprime il naturale senso di meraviglia. E' un luogo comune, una preoccupazione da ludditi. Io, per esempio, continuo a domandarmi come possano esistere ancora i quotidiani di carta in un mediascape simile. Giornali di carta, hai presente? Tipo che li stampi una volta sola e quelli non si aggiornano. Non li puoi cliccare perché sono fatti di cellulosa e inchiostro, mica non display flessibili e i-ink. Insomma, statici. Uno spreco incredibile di risorse. Eppure c'è chi continua a pubblicarli e persino a leggerli. Lo ripeto: gli esseri umani sono tendenzialmente inetti. Se vogliamo migliorare le condizioni di questo pianeta, dobbiamo de-responsabilizzarli. Lasciamo fare tutto alle macchine, agli algoritmi, ai motori di suggerimenti. Prendi questioni clou come l'accoppiamento e la procreazione. La statistica ci dice che il partner che abbiamo scelto - per la vita o per qualche giorno, settimana, anno - non rappresenta la migliore scelta possibile. Fattori come convenzienza, abitudine e prossimità de facto ci fottono.
Ora, se ci iscrivessimo tutti a siti di online dating, potremmo costruire un database di ideal-tipi planetario e lasciare che siano le formule magiche, i numeri e la scienza del sex appeal a giustapporci. Sarebbe tutto molto più semplice. Io devo ringraziare internet - nella fattispecie OkCupid! - per avermi trovato le donne più importanti della mia vita. Ancora una volta, a costo zero. Ogni volta che ho ignorato le raccomandazioni computer per seguire passioni, istinto e feromoni, sono sempre finito in vicoli ciechi: nel mio palmares spiccano divorzi, raggiri e manipolazioni. Brutte storie. Insomma, se c'è un ambito della nostra esistenza che dovrebbe essere interamente affidato ai computer, è proprio la sfera sentimentale e romantica. Non si tratta tanto di diventare "dei del proprio universo", come gli psicopatici Mickey e Mallory Knox di Natural Born Killers, quanto riconoscere i propri limiti. Il libero arbitrio, come il paradiso, è una favola per ingenui. Aggiorniamoci o estinguiamoci." (Matteo Bittanti, Saturno)
Cliccate sulle immagini sottostanti per leggere il pezzo. Viva la carta.
Comments