"Uno dei tanti luoghi comuni che affligge il panorama videoludico italiano e' che nel Belpaese nessuno investe in videogame, ergo il mercato non decolla. Nella Repubblica delle veline, e' molto piu' facile produrre una qualsiasi puttanata catodica che emula nella forma e nello "spirito" i cosiddetti programmi del Sommo videocratico anziche' mettere insieme flash e pixels per creare qualcosa di ludicamente stimolante.
Sara' anche vero, ma questa mentalita' come ci ricorda Paolo Pedercini, e' da "perdenti". Si tratta di un vero e proprio game over concettuale che conduce in un vicolo . Per dare forma ai propri sogni occorre darsi una svegliata e scegliere la via del finanziamento intelligente. Aspettare i dindi della Comunita' Europea, gli stanziamenti statali o regionali e' "old school".
Un'efficace alternativa alla raccolta di fondi "tradizionale" e' KickStarter, il servizio di crowdfunding dell'innovazione lanciato negli Stati Uniti nell'aprile 2009 e che e' cresciuto considerevolmente nonostante le scetticismo di molti. Non deve dunque sorprendere che la comunita' di sviluppatori indie - da sempre la piu' ricettiva al nuovo - ha trovato un Kickstarster uno strumento utilissimo per finanziare le piu' disparate iniziative (dalle fanzine ai videogame completi)." (Matteo Bittanti, WIRED)
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