Dopo la pubblicazione del mio breve intervento sulla decisione della Stanford University di eliminare i libri cartacei dagli scaffali della biblioteca del dipartimento di Ingegneria, ho ricevuto decine di email a cui ho risposto personalmente. In questo spazio vorrei chiarire ed espandere alcuni concetti correlati a mio avviso importanti.
Come ho scritto in precedenza, non era mia intenzione stabilire una presunta supremazia del formato digitale/elettronico rispetto a quello cartaceo. Ho affermato, semmai, che i due media presentano caratteristiche assai differenti e per tanto andrebbero esaminati con criteri differenti. La versione iPad di Alice nel Paese delle Meraviglie e' qualitativamente differente da quella concepita da Lewis Carroll. La specifica natura dei due formati produce due esperienze di lettura eterogenee.
Nel suo nuovo libro, What Technology Wants (previsto ad ottobre 2010, ma un’anteprima e’ stata pubblicata sul numero di agosto di Smithsonian Magazine), Kevin Kelly opera una (cruciale) distinzione tra “book reading” (lettura di libri) e “screen reading” (lettura di schermi). Riporto un passaggio significativo, che ho tradotto liberamente in italiano:
“Gli schermi sono sempre accesi e, a differenza dei libri, non smettiamo mai di guardarli. Questa nuova piattaforma e’ molto visuale, e sta gradualmente fondendo insieme parole e immagini in movimento: le parole volano, galleggiano sopra le immagini e svolgono la funzione delle note a pie’ pagina o delle annotazioni, collegando altre parole ed altre immagini. Usando un’analogia, possiamo pensare a questo nuovo medium in questi termini: libri da guardare o televisione da leggere.
Gli schermi sono inoltre archivi di dati. I pixel incoraggiano la quantificazione e producono fiumi di numeri che finiscono nei database. L’arte di visualizzare le informazioni e’ una nuova forma d’arte e la lettura di diagrammi rappresenta una nuova forma di alfabetizzazione. La cultura schermica richiede una competenza che riguarda una molteplicita’ di simboli, non solo lettere. E richiede molto piu’ dei nostri occhi. Mentre i libri al massimo coinvolgono le nostre dita che scorrono le pagine, gli schermi ingaggiano il nostro corpo in quanto tale” (Kevin Kelly, Smithsonian Magazine, August 2010)
Quali sono le conseguenze a livello cognitivo? Laddove Nicholas Carr ritiene che l’avvento dei media digitali (internet, ebooks e tablet) abbia de facto compromesso la nostra capacita’ di concentrazione e di analisi, Kelly ha l’accortezza di operare un’altra fondamentale distinzione, quella tra “contemplazione” e “consumo strumentale” delle informazioni. Modalita' che, beninteso, non si escludono a vicenda. Il libro non muore con l'avvento di Kindle ed iPad. Cambia. E il cambiamento non e' di per se' un fattore negativo. E' nella natura delle cose che i media, le idee e la cultura si trasformino.
Kelly inoltre menziona il fatto che la cultura degli schermi interattivi e' assai differente rispetto a quella degli schermi televisivi, questi ultimi piu' controllabili e manipolabili. Adattando queste osservazioni al contesto italiano: com'e' noto, l'impero berlusconiano e' fondato sugli schermi televisivi. Il che spiega perche' il regime attuale abbia deliberatamente ostacolato e rallentato lo sviluppo dei nuovi media in Italia - dalla tragica situazione del wi-fi alla scarsa penetrazione di internet. La tecnofobia italiana non e' dunque casuale: la natura neurale e rizomatica di internet mette in discussione la struttura monolitica della televisione e della pubblicita'. La rete e' aperta al dialogo, mentre la televisione impone il proprio monologo. La rete svela, mentre la televisione occulta. Ergo, c'e' scarso interesse da parte del governo a promuovere una tecnologia potenzialmente emancipativa (e se a questo aggiungiamo le grandi corporation telefonico-televisive che dominano lo scenario mediale italiano piu' che in altri paesi, la peculiare situazione del Belpaese assume una trasparenza cristallina).
Precisa Kelly:
“I libri hanno formato una mente contemplativa. Gli schermi incoraggiano un pensiero strumentale. Una nuova idea o un fatto inatteso provoca nel lettore un riflesso reattivo. Il lettore, agisce: ricerca quel termine, chiede un parere agli “amici” sullo schermo, individua opinioni differenti, crea un segnalibro virtuale, interagisce o scrive un tweet anziche’ semplicemente contemplare quanto ha letto. La lettura dei libri ha rafforzato le nostre capacita’ analitiche, spingendoci a chiarire una osservazione seguendo il suo svilupparsi fino alle note a pie’ pagine. La lettura degli schermi incoraggia invece una rapida associazione di idee, un collegamento tra un pensiero e un altro, fornendoci un modo per gestire le migliaia di nuovi pensieri prodotti ogni giorno.
Lo schermo premia e sviluppa un pensiero in tempo reale. Recensiamo un film mentre lo guardiamo, siamo in grado di rintracciare un fatto oscuro nel mezzo di una conversazione, leggere un manuale di un gadget che vorremmo acquistarein negozio prima di comprarlo e scoprire che l’aggeggio non e’ in grado di fare quello che avremmo voluto fare. Gli schermi provocano una azione invece di produrre persuasione. La propaganda e’ meno efficace nel mondo degli schermi, perche’ sebbene la disinformazione si propaghi rapidamente, le correzioni sono altrettanto rapide. E’ piu’ facile revisionare una falsita’ su uno schermo che concepirla in primo luogo; Wikipedia funziona cosi’ bene perche’ rimuove un errore con un semplice clic. In un libro troviamo una verita’ rivelata; sullo schermo costruiamo una nostra verita’ assemblando differenti pezzi. Sugli schermi connessi, ogni cosa e’ collegata a qualcos’altro. Una nuova creazione non e’ determinata dai giudizi dei critici, ma dal grado di collegamento con il resto del mondo. Una persona, un oggetto o un fatto non ‘esiste’ finche’ non viene collegato.” (Kevin Kelly, Smithsonian Magazine, August 2010)
In altre parole, Kelly distingue tra un approccio centripeto alla lettura (il libro) e un approccio centrifugo (gli schermi), senza tuttavia attribuire un primato culturale al primo piuttosto che al secondo. La lettura degli schermi e' ergodica in quanto prevede uno sforzo cognitivo ma anche un vero e proprio 'lavoro' (la navigazione del testo, l'associazione di frammenti per costruire un tutto, la collaborazione - in tempo reale - con altri soggetti etc.).
Nel suo intervento a TEDxAmsterdam (2009), Kelly parla di due atteggiamenti nei confronti delle nuove tecnologie: un approccio "cauto" e "reazionario", "assai comune in Europa", che invita gli utenti a mantenere una sorta di distacco e incoraggia un immobilismo che non conduce da nessuna parte ("Basically, don't do anything! When you meet a new technology, stop! Until it can be proven it does no harm," Kelly, 2009); e un atteggiamento "piu' costruttiivo", "tipicamente americano", piu' pragmatico e pro-attivo, che sollecita un coinvolgimento diretto con il nuovo (cfr. 12:38 e seguenti). Questo secondo atteggiamento richiede che l'utente a) anticipi i potenziali usi di una nuova tecnologia, b) rivaluti continuamente i rischi/benefici, c) definisca una priorita' di rischi (a breve, medio e lungo periodo); d) corregga le eventuali mancanze; e) ridefinisca gli usi della nuova tecnologia ("relocation"), per cui una tecnologia distruttiva (ex. quella nucleare), puo' essere riconfigurata per usi "pacifici" (ex. fonet energetica alternativa al carbone, per esempio).
Queste considerazioni valgono, ovviamente, anche per i libri digitali.
"Atteggiamento pro-attivo nei confronti di una nuova tecnologia" (Kevin Kelly, TEDx Amsterdam, 2009)
Riassumendo: le modalita’ di lettura cambiano con l’evolversi della tecnologia – dimentichiamo sempre che il libro e’ una tecnologia, una tecnologia analogica, ma pur sempre una tecnologia. Questa evoluzione produce trasformazioni sociali e culturali, ma prima di annunciare una tragica implosione cognitiva, sarebbe opportuno considerare gli scenari complessivi.
Cosa che faremo prossimamente.
Su questi schermi.
Matteo Bittanti
link: Kevin Kelly, What Technology Wants
link: Kevin Kelly, "Reading in a Whole New Way", Smithsonian Magazine, August
link: COMMENT: Stanford, i libri invisibili e il futuro della lettura
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