Here's my full review in Italian of Bret Easton Ellis' latest novel, "Imperial Bedrooms". An edited version will be published on the September issue of Duellanti magazine. By the way, if you are a fan of BEE, you really should not miss the Fall issue of the magazine. No, really.
“Non ho mai amato nessuno e la gente mi fa paura”. Le parole sono di Clay, il protagonista di “Imperial Bedrooms”, titolo rubato a Elvis Costello, ma la storia è essenzialmente ellisiana: misantropia, misoginia, lucido cinismo, violenza brutale, perversione, nichilismo. Il mondo putrido e corrotto che descrive l’autore di "American Psycho" è quello incarognito e imbruttuto del cinema, indistinguibile da quelli altrettanto vacui della televisione, della moda, della finanza, della pubblicità. Ambienti desecrabili in cui si muovono personaggi inumani per cui “l’amore incondizionato” è una battuta intrisa di sadismo, uno slogan per vendere polo, un mantra new age per casalinghe disperate. In questo contesti, le uniche forme di interazione possibile sono l’inganno, il tradimento, il doppio gioco. I premi in palio sono una parte in un film, una scopata, un permesso di lavoro, un certificato di cittadinanza. Scomparire qui.
Un Ellis sempre più meta, in pieno ego-trip auto-referenziale, invita il lettore a farsi un altro giro sulle montagne russe del “Lunar Park”. Più che un sequel, una riscrittura, un remake: scopriamo supito che l’agnello sacrificale Julian non è morto in un incidente d’auto, ma ritorna intonso, pronto per essere nuovamente giustiziato. Universi paralleli? Corsi e ricorsi. La premessa è fetida e futile, l’esecuzione frigida e freak, simultaneamente minimalista ed eccessiva. Clay, ora sceneggiatore, riappare ad ellei per rimbalzare da un party all’altro, perennemente ubriaco, alla ricerca di prede da portarsi a letto. Rain Turner è vittima & carnefice, contesa da molti, sodomizzata da tutti. La vita è una pellicola cinematografica. “Hanno fatto un film su di noi”, l’incipit. Quel film è, ovviamente, Meno di Zero (1987, in Italiano, Al di la' di tutti i limiti), tratto dall’omonimo romanzo (d)annata 1985. Clay – come Ellis – ha lasciato definitivamente New York e sta lavorando all’adattamento di “The Informers” (qui traslato in “The Listeners”, - nota 1) per il grande schermo. Al suo fianco, i soliti sospetti: Julian, Blair, Trent. Invecchiati, ma sempre superficiali, amorali, vuoti. Simulacri. Morti viventi in una L.A. decadente, senza vie d’uscita. Allora non c’erano telefoni cellulari, ora interi dialoghi si svolgono via sms ("I'm watching you"). Tutto cambia, nulla cambia. Julian deve sempre soldi a qualcuno. La chirurgia plastica e la droga tengono in piedi gli scheletri. Prendi Rip, il pusher di Clay, un volto grottesco come quello di Michael Jackson. La descrizione di Ellis è magistrale:
"I don't recognize Rip at first. His face is unnaturally smooth, redone in such a way that the eyes are shocked open with perpetual surprise; it's a face mimicking a face, and it looks agonised. The lips are too thick. The skin's orange. The hair is dyed yellow and carefully gelled. He looks like he's been quickly dipped in acid; things fell off, skin was removed. It's almost defiantly grotesque."
Detective story metafisica che esplora i bassifondi della natura umana, “Imperial Bedrooms” è un romanzo sincretico, un brodo tossico in cui galleggiano come frattaglie, i precedenti libri di Ellis, compreso quelli che ti vergognavi a leggere in pubblico (metropolitana, treno, bus) perché le meticolose descrizioni degli squartamenti con l’acido muriatico mettevano in discussione l’atto stesso della lettura, specie quando sollevavi il tuo sguardo da pagine impregnate di sangue, sudore e sperma e per un istante i tuoi occhi incrociavano quelli del passeggero seduto di fronte a te e in quel preciso momento sapevi che lui sapeva e arrossivi involontariamente, consapevole di aver stabilito una temporanea, ma non per questo meno perversa complicità con un perfetto sconosciuto, malsano come te.
Aleggia il male nelle pagine di Ellis, oggi come ieri: i demoni imprigionati tra le righe bramano il corpo e l’anima del lettore. Ogni romanzo ellisiano, un vaso di Pandora, pronto ad esplodere. Un’orgia violenta di situazioni che s’incrociano e si avvillupano, ritornano e scompaiono nel deserto del reale tra California e il Messico raccontate con stile freddo e asettico. Torture e sevizie, snuff e rapimenti, esecuzioni filmate e distribuite su internet per palpebre mai sazie. Sorveglianza e controllo, paranoia e ansie apocalittiche. Ma le descrizioni più raccapriccianti sono quelle semplicemente alluse dal solito narratore inaffidabile che ti conduce in vicoli ciechi, prima di cavarti gli occhi con un cavaturaccioli. Mai abbassare la guardia, mai voltare le spalle. Ellis ci ricorda che le persone che ti stanno a fianco - amici, amanti, partner - sono quelle di cui devi avere davvero paura. Perché quando meno te lo aspetti, ti legano a una sedia e ti accoltellano, dieci, venti, cento volte, dissanguandoti, piano piano. Lentamente.
Matteo Bittanti
Note
(1) Li voglio gli editor italiani a mantenere il sottile gioco di parole – Informers/Listeners - considerando che hanno stupidamente tradotto la precedente raccolta con il generico “Acqua dal sole”.
link: Bret Easton Ellis @ Random House
link: Bret Easton Ellis' "Imperial Bedrooms"
link: Duellanti magazine
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