"...And meanwhile, you're coming of age in a 24/7 media environment that bombards us with all kinds of content and exposes us to all kinds of arguments, some of which don't always rank that high on the truth meter. And with iPods and iPads; and Xboxes and PlayStations -- none of which I know how to work -- (laughter) -- information becomes a distraction, a diversion, a form of entertainment, rather than a tool of empowerment, rather than the means of emancipation. So all of this is not only putting pressure on you; it's putting new pressure on our country and on our democracy" (President Barack Obama, Hampton University, May 9 2010)
Quello di Barack Obama e' un grave faux pas, senza attenuanti. L'intento di Obama e' lodevole - ammonire i giovani sui rischi associati alle mille distrazioni dell'era digitale, alle conseguenze dell'information overload- ma l'esecuzione e' pessima, specie per quanto riguarda quell'infelice ammissione ("none of which I know how to work", ovvero "non so nemmeno come funzionano" riferito ad iPod, iPad, Xbox e PlayStation, accorpati per formare un'unica, imprecisata e anomala categoria). Infelice non solo perche' Obama critica qualcosa che ammette di non saper utilizzare - di per se' disdicevole - ma perche' de facto stablisce una falsa dicotomia tra educazione e tecnologia, apprendimento e comunicazione. Episteme e techne' non sono antitetiche, semmai complementari. Questa logica binaria non ha riscontri nel mondo reale: gli strumenti tecnologici possono accrescere enormemente il potenziale pedagogico cosi' come possono comprometterlo. La tecnologia e' un mezzo, non un fine. Affermare che l'iPod riduce l'informazione in distrazione significa ignorare le migliaia di ore gratuite di corsi e seminari universitari che possono essere scaricati e fruiti gratuitamente via iTunes, strumenti di cui hanno beneficiato migliaia di studenti sparsi per il mondo che non hanno il capitale economico per pagare le rette di quelle costose universita' - come Stanford o il MIT - che dovrebbero garantire quella forma di emancipazione sociale, culturale ed economica a cui allude Obama. Inoltre, la tesi che la diversita' di informazione possa rappresentare un ostacolo alla democrazia e' discutibile - se non apertamente aberrante - si tratta, paradossalmente, della tesi berlusconiana e di tutti coloro che guardano con preoccupazione alla democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Denunciare l'accesso delle masse ai mezzi di produzione dell'informazione come "eccessivo" significa sottovalutare il senso critico e civile dei cittadini. Obama probabilmente teme che nell'era dell'informazione pervasiva e continua la qualita' dei contenuti possa degenerare e che gossip e chiacchiericcio s'impongano come unico standard comunicativo. Le parole di Obama sottintendono che l'informazione prodotta dai mass media sia migliore di quella generata attraverso canali alternativi, elettronici, il che mi lascia perplesso. Prendiamo il caso italiano: l'offerta di informazione dei canali Rai o Mediaset o la prima pagina del Corriere online attesta esattamente il contrario: semmai sono i mass media a promuovere la mediocrita', l'approssimazione, e la disinformazione. Sono proprio i mass media a bombardarci continuamente, ventiquattro ore al giorno. I new media, per lo meno, offrono all'utente la possibilita' di definire i propri contenuti e le modalita' di consumo. Ultimo, ma non meno importante, l'affermazione di Obama e' infelice perche' chiaramente ipocrita: com'e' noto, il presidente statunitense ha fatto un uso accorto, astuto e sistematico dei new media - inclusi i videogiochi - durante la campagna elettorale: Obama e' stato il primo presidente americano ad inserire messaggi promozionali nei videogame - gli stessi videogame che oggi condanna senza appello. Lo stesso presidente che ha dichiarato piu' volte di non poter fare a meno del suo amato smartphone Blackberry. Lo stesso presidente che ha regalato alle figlie un Nintendo Wii per Natale. In conclusione: ben vengano le critiche ai new media: i techno-evangelisti che impazzano di questi tempi e che presentano la tecnologia come panacea di tutti i mali sono, nella migliore delle ipotesi, ingenui. Sfortunatamente, le affermazioni generiche, categoriche e dogmatiche del Presidente Obama non aiutano a fare chiarezza, ma promuovono una controproducente tecnofobia.
link: ObamAds (2009)
Osservazioni puntuali. Il rapporto tra Obama e new media (videogame inclusi) mi è sempre sembrato piuttosto ambiguo sin dalle primissime battute della campagna elettorale, quando il futuro Presidente incitava i ragazzini a "lasciar perdere i Game Boy", mentre contemporaneamente declinava (o faceva declinare) l'intero suo brand in ogni forma digitale possibile, compreso l'adv. in-game cui accenni.
A questo punto, preferisco credere che le ideee migliori della sua campagna siano frutto dei ragazzi dello staff, piuttosto che farina del suo sacco.
Posted by: Andrea Peduzzi | 05/10/2010 at 05:44 PM